Pubblichiamo due recensioni dello stesso film che confermano entrambe la grandezza di una grande attrice come Gleen Close, quasi irriconoscibile nel ruolo di un uomo, anzi di un maggiordomo in un raffinato albergo di Dublino.
L’insolito triangolo amoroso…
di Daniele Meloni
La pluripremiata attrice Glenn Close interpreta Albert Nobbs una donna coinvolta suo malgrado in un insolito triangolo amoroso.
Travestita da uomo per poter lavorare e sopravvivere nell’Irlanda del XIX secolo, più di trent’anni dopo si ritrova prigioniera della sua stessa finzione.
Nel prestigioso cast internazionale, Mia Wasikowka (Helen), Aaron Johnson (Joe) e Brendan Gleeson (Dr. Holloran), oltre a Jonathan Rhys Meyers, Janet McTeer, Brenda Fricker e Pauline Collins.
Il film diretto da Rodrigo Garcia, figlio del grande scrittore Gabriel Garcia Marquez, è basato su un racconto dell’autore irlandese George Moore e adattato proprio dalla Close insieme ad altri due sceneggiatori.
Cominciamo proprio da questo punto, la storia è molto bella e toccante, grazie a questo ne esce una sceneggiatura raffinata e interessante.
La faccia ce la mette tutta Glenn Close che per l’ennesima volta si dimostra straordinaria nell’entrare in un personaggio tanto solitario e silenzioso quanto complesso e pieno di sfaccettature, un personaggio che è impossibile non amare, Albert Nobbs fa uscire tutti i suoi sentimenti da quello sguardo intenso e pieno di emozioni che tutte le volte vediamo.
Una vita così drammatica e in cui Nobbs si deve nascondere dalla sua vera identità fino a dimenticare il suo vero nome, solo questo sembra il modo per essere accettato dalla società e per sopravvivere in un’Irlanda alla deriva, una storia che sembra così lontana ma che invece tocca temi frequenti nelle caratteristiche dell’uomo contemporaneo.
Albert sogna una nuova vita, una vita assolutamente normale, e legge negli occhi della sua collega Helen questa speranza di libertà.
Ma purtroppo Helen è innamorata e plagiata dal suo ragazzo Joe e comincia ad approfittarsi di Albert chiedendogli regali e soldi, fino a che lei stessa non si accorge dell’umanità di Albert e da li comincia ad aprire gli occhi anche sui veri sentimenti di Joe.
Grazie a tutto questo il film incanta gli occhi con una delicatezza ed una malinconia rare e a tratti regala una sottile vena ironica che esalta ancor di più i caratteri drammatici dei personaggi.
Insomma un film da vedere e che comunque sarà presente nella prossima notte degli Oscar grazie a tre candidature, vedremo se la Close riuscirà a battere la Iron Lady Meryl Streep.
La carriera ascendente di Glenn Close
di Francesca Barile
Dalla commedia teatrale sui palcoscenici britannici fin dal 1982 il passo è lungo, ma dopo lunga gestazione Glenn Close coadiuvata dal regista ungherese István Szabó porta sul grande schermo il romanzo dello scrittore irlandese George Moore, “Albert Nobbs”.
Maggiordomo in un raffinato albergo della Dublino vittoriana di fine Ottocento, Albert Nobbs si distingue per la sua solerzia e dedizione, come accadeva per il protagonista de “Quel che resta del giorno”..peccato che abbia un segreto: è una donna!
In un’epoca (la celebrata età della regina Vittoria) che molti contemporanei invidiano, dove le differenze di casta e le discriminazioni erano molto più nette rispetto a oggi, poteva anche capitare che pur di avere una esistenza dignitosa si fosse costretti a mortificarsi al punto da celare la propria identità di genere. Anche il rude mister Page, alto, abile imbianchino, felicemente coniugato e dotato di inequivocabili attributi muliebri sotto la pesante giacca da lavoro un giorno ha deciso di abbandonare le gonnelle per rifarsi una vita.
Nobbs, abituato/a a vestirsi e comportarsi come un uomo, non ricorda più il suo nome di battesimo, sogna il matrimonio con una donna e una botteguccia tutta sua e per questo accumula i centesimi delle mance spasmodicamente. L’amicizia con Page, un tempo moglie violata e ora “uomo” sereno è un piccolo spiraglio nello squallore della sua quotidianità insieme al sogno di una botteguccia tutta sua gestita con l’aiuto di una mogliettina che ai suoi occhi si incarna nell’esile Ellen, una camerierina ambiziosa poi sedotta e abbandonata da un compagno di sventure.
Come spesso accade il dramma è in agguato anche se il finale apre a qualche speranza, anche se non per la misera esistenza di Nobbs.
Da apprezzare l’accurata ricostruzione storica che da’ allo spettatore un preciso quadro della Dublino dell’epoca e dei suoi forti squilibri sociali: lo sfarzoso arredo dell’albergo stride con i vicoli affollati e senza igiene delle periferie e con le stesse stanze dove il personale dell’hotel alloggia ai piani alti, scale dai gradini alti, mura sbrecciate e porte sottili, i signori clienti guardano a mala pena la servitù e sono disposti a chiederne il licenziamento per un nonnulla, la proprietaria dell’elegante albergo, una donna di nobili origini, è gretta e approfittatrice e persino tra i compagni di lavoro la solidarietà di casta è poco praticata.
Glenn Close è impareggiabile nella sua interpretazione, al pari della straordinaria Janet Mc Teer (Page) e della giovane , ma bravissima Mia Wasikowska ( Ellen). Un grande lavoro di squadra di tutto il cast ein una storia declinata ( pur nella sua ambiguità) quasi completamente al femminile.
Per riflettere su un passato poco noto e scorrettamente rimpianto da alcuni.
Ho trovato il film , come trama , molto profondo . Gli interpreti, direi, STRAORDINARI.
Grazie mille per aver lasciato la tua opinione Adelma!
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