Ritroviamo oggi un amico di cinemio, il regista Vito Palumbo, per parlare con lui di Bacaroz, il suo ultimo corto nato grazie ad un PON di una scuola elementare di Barletta, ed i cui protagonisti sono per la maggior parte bambini.
Bacaroz
Quando un regista di un certo spessore lavora su un progetto lo fa con lo stesso cuore e lo stesso impegno, che sia un lavoro scolastico o un film professionale. Ed è proprio questo che Vito Palumbo ha fatto con Bacaroz. Già autore dei bellissimi corti Ice Scream e Poppitu, insieme al regista Roberto De Feo, Palumbo, questa volta da solo, gira un corto i cui protagonisti sono bambini di una scuola elementare alla loro prima esperienza davanti alla macchina da presa. Ed il risultato è sorprendente.
In poco più di 20 minuti Bacaroz racconta la storia di Costantin (Raffaele Del Vecchio), un bambino fragile che vive con la madre (Mariapia Autorino) abbandonata dal marito violinista. Costretto a lezioni frequenti di violino, fioretto della madre pur di far ritornare il padre, Costantin è però vittima di bullismo a scuola (Bacaroz, scarafaggio, è proprio il termine con il quale viene chiamato dai suoi compagni).
Ma dopo l’ultimo episodio di cui è vittima, il bambino decide di diventare cattivo. Sarà questo il fioretto giusto che farà ritornare a casa il suo papà?
Prodotto all’interno del PON ‘Educhiamo alla legalità‘ con la scuola elementare Raffaele Musti di Barletta, in collaborazione con la Cooperativa Sociale GET – Accademia del Cinema dei Ragazzi di Enziteto, Bacaroz non ha proprio nulla di un corto ‘scolastico‘. Curato nei minimi dettagli, con una splendida fotografia di Angelo Stramaglia, il corto è intenso e delicato al tempo stesso, grazie anche alla musica di Antonio Tuzza, che si sposa perfettamente con le immagini.
Grazie poi ad un’ottima sceneggiatura, scritta a quattro mani da Vito Palumbo e Mariapia Autorino, quest’ultima anche bravissima interprete della madre austera e distrattamente persa in un mondo tutto suo, passano in secondo piano le piccole imprecisioni legate all’inesperienza (inevitabile) dei piccoli protagonisti. Nel complesso Bacaroz è quindi un corto davvero ben fatto che si farà sicuramente strada nei festival, in particolare quelli dedicati ai più piccoli.
La conferenza stampa: parlano i protagonisti
Prima di lasciare la parola ai protagonisti del corto, devo rigraziare pubblicamente Vito Palumbo che, avendomi chiamata per moderare la conferenza stampa, mi ha dato la possibilità di apprezzare Bacaroz e riuscire a comprenderne tutto lo splendido lavoro fatto per arrivare a questo risultato.
Il progetto, come ha raccontato la coordinatrice Lucia Saracino, è nato da un PON promosso dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone, della durata di 50 ore, finalizzato all’insegnamento del rispetto delle regole e alla sensibilizzazione alla legalità grazie a laboratori tetrali e alla produzione di un cortometraggio.
‘Con Bacaroz abbiamo voluto trasmettere ai ragazzi il valore educativo del cinema, affrontando il difficile rapporto tra genitori e figli, il tema della diversità, il bullismo e la microcriminalità‘, ha affermato Lucia Saracino.
Nei video che seguono ci sono gli interventi del bullo Ruggiero Albanese e del protagonista Raffaele Del Vecchio, del regista Vito Palumbo e di Mariapia Autorino:
Vito Palumbo:
In Bacaroz ho voluto sottolineare quello che per me è il senso del fioretto. Mi piaceva l’idea del dare-avere, l’idea del bambino che ha indietro il padre ma paga un prezzo molto alto che è quello della vita. Il protagonista è poi volutamente fragile, sgraziato, sfortunato (e ho scelto Raffaele proprio perchè riusciva ad esprimerlo al meglio), volevo che vivesse un po’ fuori dal mondo, quasi in una sospensione temporale. Costantin e sua madre vivono in una casa molto particolare, non si riconosce neanche Barletta. Tutto, dall’arredamento, al modo di vestire della mamma e del bambino, allo zainetto, sembra un po’ vintage.
Le riprese sono durate solo 6 giorni e sono capitate nel centro della vicenda del crollo del palazzo a Barletta. Quando abbiamo girato gli esterni molti negozi avevano le serrande abbassate. Abbiamo avuto molte difficoltà, legate anche al budget ridotto.
Mariapia Autorino:
C’è una frase nel corto, molto importante: la musica rende deboli. In realtà la musica ci fa piangere ci fa commuovere, ci rende sensibili. Quello che pensa il bambino è: devo diventare cattivo per essere forte? La risposta ce la dà il finale del film. Ecco perchè il contrasto tra l’anima angelica del bambino e una pressione intorno che costringe a rinunciare alla parte più bella di noi, alla sensibilità.
Sui bambini non abbiamo lavorato molto perchè volevamo da parte loro spontaneità. Invece il mio modo di parlare in un italiano perfetto mi dava più distacco ed austerità. In Bacaroz io sono una donna che nonostante il legame è da tutt’altra parte rispetto al bambino, sono una povera frustrata che pensa più al violino che al proprio figlio.
In fondo questo è un pò il simbolo della nostra epoca storica. C’è un individualismo incredibile, non riusciamo più ad abbracciare una persona, c’è un allontanamento affettivo anche se poi, tutti, in fondo, abbiamo bisogno di affetto.
Un corto ‘politicamente scorretto‘
Nel video che segue Vito Palumbo spiega perchè ha voluto girare un corto politicamente scorretto e come è arrivato alla scelta dei protagonisti:
La lunghezza del corto
il corto dura 22 minuti ma c’è anche una versione più breve (‘il bignamino di questo film’, lo ha definito il regista) di 15 minuti, montata per la partecipazione a festival nei quali il limite di lunghezza è più ridotto. Nel video che segue Vito Palumbo spiega perchè la durata di un corto non dovrebbe mai essere ‘limitata‘
Dopo aver fatto un grosso in bocca al lupo a Vito Palumbo ed al resto del protagonisti per il futuro di Bacaroz, concludo con una risposta molto efficace del regista alla domanda: Ma tu, come regista, sei più Ice Scream, Poppitu o Bacaroz?
Io giudico sempre le storie. Quando mi viene un’idea mi chiedo se mi piace non che genere è. Sicuramente io sono molto più vicino a questo tipo di storie però Ice scream mi diverte perchè posso dar sfogo, con storie un po’ più al limite, alla mia creatività.
1768
Lucia saracino scuola musti di barletta:pon progetto legali al sud per la legalità promosso dal ministero dell’istruzione e dalla fondazione falcone rivolto alla sensibilizzazione alla legalità
progetto di 50 ore ‘video e imparo la legalità’ imparare il rispetto delle regole facendo con laboratori tetrali
con il cortometraggio bacaroz abbiamo voluto trasmettere ai ragazzi il valore educativo del cinema.
Bacaroz affronta il difficile rapporto tra genitori e figli, il tema della diversità, il bullismo e la microcriminalità
ruggiero,il bullo del corto e raffaele il protagonista
05,13 – 08,15
Vito Palumbo
08,50 – 10,46
Mariapia Antorino
11,50 – 14,17
il senso del fioretto
mi piaceva l’idea del dare-avere, l’idea del bambino che ha indietro il padre ma paga un prezzo molto alto che è quello della vita, se ci fate caso, c’è un attimo in cui si vede la croce nella macchina, un dio che dà qualcosa e si prende qualcos’altro
il bambino è sgraziato, ha un handicap perchè
a me paiceva l’idea che il bambino vivesse un po’ fuori dal mondo quasi in una sospensione temporale, vive infatti in una casa molto particolare (sembra quasi che non abiti a barletta), l’arredamento, il modo di vestire della mamma e del bambino, lo zainetto un po’ vintage
ho scelto raffaele proprio perchè mi dava l’idea di un bimbo fragile, sgraziato, sfortunato
mariapia: c’è una frase motlo importante nel corto: la musica rende deboli, in realtà la musica ci fa piangere ci fa commuovere, ci rende sensibili.
Il bambino pensa, devo diventare cattivo per essere forte? La risposta ce la dà il finale del film. Ecco perchè il contrasto tra l’anima angelica del bambino e una pressione intorno che costringe a rinunciare alla parte più bella di noi, alla sensibilità.
c’è un contrasto tra il linguaggio della mamma e quello più dialettale del bambino
in realtà non abbiamo posto molto l’accento su questo perchè volevamo da parte sua una spontaneità. Da parte mia il fatto di parlare in italiano mi dava più distacco ed austerità perchè io faccio una donna che nonostante il legame è da tutt’altra parte rispetto al bambino, una povera frustrata che pensa più al violino che al bambino.
In fondo è il simbolo di questa nostra epoca storica: adesso le studentesse non volgiono più vivere in camere doppie o triple ma in stanze singole a meno che non siano proprio povere. C’è un individualismo incredibile, non riusciamo più ad abbracciare una persona, c’è un allontanamento affettivo anche se tutti poi abbiamo bisogno di affetto
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corto politicamente scorretto e la scelta dei bambini
00,48 – 04,46
le riprese sono durate 6 giorni e sono capitate nel centro della vicenda del crollo del palazzo a barletta e abbiamo girato con le serrande abbassate
poi la cosa strana è che ogni volta che ci vedevano con le telecamere pensavano fossimo striscia la notizia
sei più ice scream bacaroz poppitu?
Io giudico sempre le storie. Quando ci viene l’idea ci chiediamo se ci piace non che genere è. Sicuramente io sono molto più vicino a questo tipo di storie però Ice scream mi diverte dar sfogo con storie un po’ più al limite alla mia creatività.
Ci hanno cacciato da tutte le location tranne una, abbiamo avuto molte difficoltà anche perchè il budget era molto basso
lo manderemo sicuramente a tutti i festival scolastici, al giffoni per esempio
ho curato la regia ed il montaggio
il corto dura 22 minuti ma c’è anche la versione più breve (il bignamino di questo film )15 min
La lunghezza del corto
10,00 – 13,05