Recensioni film italiani: L’Estate di Martino

Continuano anche questa settimana le recensioni di Davide Cinfrignini, questa volta il film è italiano e di un regista esordiente come Massimo Natale, vediamo un pò cosa ci dice Davide

La storia del film

il regista Massimo Natale

il regista Massimo Natale

Il film, presentato durante la quinta edizione del Film Fest di Roma nella Sezione Alice nella Città, è girato dall’esordiente Massimo Natale e ha come protagonista un quattordicenne introverso e imprevedibile, Martino.

Il protagonista della vicenda, interpretato dal giovanissimo Luigi Ciardo, fatalmente legato alla figura della madre prematuramente scomparsa, si ritroverà ad affrontare la tragica estate del 1980 sulle coste brindisine di Torre Guaceto in compagnia del capitano americano Jeff Clark, sulla costa pugliese per proteggere una piccola porzione della spiaggia, recintata e disseminata di mine inesplose.

Sarà prima il surf, che unirà le personalità tanto diverse di Jeff e Martino, e poi le rispettive confidenze personali, che muteranno il rapporto maestro-allievo in un insolito legame di amicizia. Martino insidiato dal violento e irrequieto padre e dall’immaturo fratello troverà motivo di adolescenziale felicità e soddisfazione oltre che nel surf anche nella maturazione del suo rapporto amoroso con la compagna del fratello più grande.

La critica

L’opera prima di Massimo Natale è un film scialbo e superficiale costituito da personaggi troppo stereotipati e con una solidità psicologica completamente assente.

Sia la visione del personaggio del capitano americano che quella del padre di Martino, comunista e violento, sono da antologia del luogo comune. Natale prova a costruire una storia originale e profonda ambientandola tra due avvenimenti storici, la strage di Ustica e l’attentato di Bologna (che hanno reso l’estate italiana del 1980 una delle più buie di sempre) e dotandola di un repertorio fiabesco come quello della storia leggendaria del bandito Dragut, dimenticandosi completamente di rendere credibile e realistico tutto quello che avviene nella parte narrata della pellicola.

“L’Estate di Martino” è l’ennesima prova delle difficoltà che trova un certo tipo di cinema italiano nell’analizzare la propria società e il proprio passato e di come non si abbia idea di come affrontare temi come l’adolescenza, l’anti-americanismo, il comunismo e l’amore.

Nel finale a sorpresa, la pellicola di Natale, rende omaggio (consapevolmente?) al bellissimo lungometraggio del regista coreano Kim Ki-Duk, Ferro 3.

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