Al cinema dal 22 dicembre The Fabelmans il nuovo film con Michelle Williams che ripercorre l’infanzia di Steven Spielberg e racconta come si è avvicinato al mondo del cinema.
The Fabelmans: di cosa parla?
The Fabelmans racconta l’infanzia di Sammy, un timido ragazzo appassionato di cinema ripercorrendo alcuni dei momenti più significativi che lo hanno condotto a inseguire il sogno di diventare regista. Il suo percorso di crescita è accompagnato dal rapporto travagliato tra i genitori, i quali influenzeranno in modo permanente il suo modo di vedere il mondo.
Madre e padre
Uno degli aspetti che più colpisce del film sono i personaggi principali, ovvero i genitori di Sammy. Questa pellicola, infatti, prima di essere un tributo al cinema racconta la storia di una famiglia, focalizzandosi sul rapporto padre-madre. La madre di Sammy è una donna complicata e completamente insoddisfatta della sua vita coniugale, nonostante il marito cerchi continuamente di accontentarla. Questa vive in una costante condizione di infelicità, che la porta a comportarsi in modo folle anche con i figli. Il padre del protagonista, dal canto suo, è un uomo dall’animo buono, perfettamente consapevole del disagio della moglie ma troppo innamorato per lasciarla andare. Destinato per sempre ad amare una donna per cui ha sacrificato tutto, ma che non lo ricambierà mai nel modo in cui avrebbe voluto. Il regista sembra voler pertanto celebrare la figura del padre, che nonostante il costante dolore non si è mai sottratto al suo dovere.
Il cinema come fuga dalla realtà
Sammy vive pertanto una costante situazione di disagio, a causa del rapporto tra i genitori e il cinema diventa una valvola di sfogo per sfuggire alle delusioni della quotidianità. La telecamera gli permette di osservare il mondo attraverso uno schermo e di comprendere la realtà con più chiarezza, scoprendo anche le verità più nascoste e dolorose. Il cinema diventa una possibilità per fuggire dalla realtà, una sorta di fiaba, che in qualche modo riesce sempre a portare Sammy con i piedi per terra e a dover fare i conti con vari problemi che lo attanagliano; non riguardano infatti solo il complicato rapporto con i genitori, ma anche il bullismo che subisce a scuola per il suo credo religioso, sullo sfondo di un’America antisemita post seconda Guerra Mondiale. La regia è in grado per questo di esprimere e catturare perfettamente le parole non dette dal ragazzo, rendendo più facile comprenderlo per le persone che lo circondano.
The Fabelmans e John Hughes
Un richiamo chiaro in certe parti del film è quello alle amatissime commedie americane degli anni 80 dirette dal regista John Hughes. Questo è evidente nelle scene che rappresentano l’adolescenza di Sammy, alternando per questo a momenti carichi di emotività momenti più spassosi, ma non per questo meno significativi al fine della narrazione.
The Fabelmans: da vedere?
Questa pellicola è un vero e proprio tributo al cinema, che riesce a presentarlo nella sua sfumatura più vera: quella di un adolescente che cerca la sua strada. Le immagini e anche i cortometraggi sono volutamente semplici, volti a mostrare l’evoluzione della settima arte e la sua capacità di saper raccontare la realtà con schiettezza e spontaneità, permettendo di riscoprire il suo vero valore, forse perduto al giorno d’oggi. Per questo non posso che consigliare questo piccolo gioiello a tutti gli amanti del cinema e anche a coloro che non lo sono, perché chissà, potrebbero essere spinti a dargli una seconda opportunità. Dopotutto nella vita è sempre questione di prospettiva.