Dostoevskij? E’ al cinema, tra grandi registi internazionali – prima parte

Rinnovando la sua collaborazione con il TieffeTeatro – Teatro Stabile di Innovazione, che ospiterà una delle tappe del tour mondiale de I Demoni, spettacolo teatrale di Peter Stein tratto dall’omonimo romanzo di Fëdor M. Dostoevskij, la Fondazione Cineteca Italiana di Milano ha deciso di proporre alcuni degli adattamenti cinematografici dei capolavori dello scrittore russo.

Lo Spazio Oberdan di v.le Vittorio Veneto sta proiettando in questi giorni vere e proprie chicche del cinema italiano ed internazionale sull’argomento : fra queste, il rivoluzionario Partner (1968) dell’altrettanto sovversivo regista Bernardo Bertolucci.

Partner: “manifesto del cinema del sessantotto”

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Ispirato al secondo romanzo di Dostoevskij Il Sosia, il film racconta la storia del francese Giacobbe (Pierre Clémenti), insegnante di teatro all’Accademia di Arte Drammatica di Roma.

Un giorno uno strano individuo appare nella sua insignificante e frustrata esistenza: è il suo sosia, così uguale e così opposto.

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Giacobbe, quello “originale”, è un giovane convenzionale, equilibrato, per quanto dall’aspetto lo si possa definire invece “trasandato”; è innamorato della bella Clara (Stefania Sandrelli), ma la timidezza gli impedisce di conquistarla.

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Il suo doppio è al contrario un sovversivo, un beffardo, un delinquente che uccide e trasgredisce, che insegna ai propri studenti come fabbricare una bomba Molotov.

Col passare del tempo, però, le due identità finiranno per fondersi e confondersi, sino a divenire una persona sola…

Un classico caso umano: la doppia identità

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Partner è il grido di qualcuno che viene scorticato vivo, un film schizofrenico sulla schizofrenia” (Bernardo Bertolucci)

L’uomo è da sempre ossessionato dal tema del doppio, nel cinema e soprattutto nella letteratura: un esempio su tutti, il celebre romanzo di Robert L. Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

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“He put the glass to his lips and drank at one gulp”, illustrazione di Howard Pyle, 1895

A proposito di Partner, non dobbiamo dimenticare poi che, quando Dostoevskij scrisse il romanzo da cui è tratto, la società iniziava ad essere invasa dalle teorie psicoanalitiche riguardanti i disturbi schizofrenici della personalità.

E’ un conflitto tra buono e malvagio, tra candore e peccato, che comunque ritroviamo in quasi tutte le opere del romanziere russo, soprannominato appunto per questo “l’artista del caos”.

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Giacobbe (Jakov Petrovich Goljadkin nel romanzo), da intellettuale qual’è, osserva timoroso quell’ombra sinistra di Murnau che lo segue per la città (egli è solito, infatti, passeggiare per le strade di Roma con appresso una monografia sul regista tedesco).

E Pierre Clémenti è l’attore ideale per interpretare colui che è il centro di tale conflitto: reduce dal ruolo di un criminale (guarda un po’!) ne Belle de Jour di Luis Buñuel, il giovane ha difatti in sè quell’aria timidamente folle di Giacobbe.

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I prossimi appuntamenti

Da non perdere l’applauditissima versione de L’Idiota (Hakuchi, 1951) del regista giapponese Akira Kurosawa, in programma per venerdì 21 maggio alle ore 21.

Segnalo poi Le Notti Bianche (1957) del maestro Luchino Visconti, che verrà proiettato sabato 22 maggio alle ore 17.

Dallo stesso romanzo (Le Notti Bianche) di Dostoevskij è tratto il film, presentato ieri sera, Quattro notti di un sognatore (Quatre nuits d’un rêveur, 1972) di Robert Bresson, regista francese a cui sarà dedicata la seconda parte di questo post.

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