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The Green Inferno, il pranzo è servito con il cannibalismo di Eli Roth

Dopo tanti anni di silenzio Eli Roth ritorna a far parlare di se. Seppur The Green Inferno sia datato 2013, solo ora sta uscendo al cinema. E in Italia, dopo l’anteprima al Festival di Roma di due anni fa, saremo i primi a vederlo sul grande schermo. Infatti come recita la locandina ‘in anteprima mondiale dal 24 Settembre’. Negli Stati Uniti dovranno aspettare ulteriori 24 ore per il debutto in sala. La distribuzione di questo film non ha avuto decisamente vita facile.

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The green inferno

THE GREEN INFERNO

La storia comincia in un campus di New York, dove seguiamo le vicende di alcuni giovani studenti. Justine (Lorenza Izzo, nella realtà moglie del regista) è la figlia di un alto funzionario delle Nazioni Unite che entrerà a far parte di un movimento sociale studentesco. Questi sono capeggiati da Alejandro (Ariel Levy), un ragazzo molto carismatico. E che con la sua ottima dialettica e il saper motivare, convince un nutrito gruppo di coetanei a partecipare ad una spedizione in Amazzonia. Obiettivo del viaggio è evitare che una multinazionale radi al suolo una folta zona di foresta per sfruttarne il sottosuolo ricco di risorse naturali.

Tutto ciò per garantire la sopravvivenza di un’antichissima tribù, altrimenti a rischio estinzione. Il viaggio, con destinazione Perù, ha inizio e tutto sembra andare per il verso giusto. I nostri eroi, armati di telefoni satellitari collegati in rete, sono pronti a mandare in streaming e far conoscere al mondo intero quello che si sta perpetuando in una zona così recondita del mondo. Ma qualcosa andrà storto e i nostri protagonisti, da eroi si trasformano in vittime. Vittime della stessa tribù che volevano salvare.

Chiaro omaggio al cinema di genere italiano

Pensare subito a quello che è ormai un cult del genere come “Cannibal Holocaust” del nostro Ruggero Deodato è un’azione meccanica. Pellicola, tra l’altro, ancora oggi vietata in vari Paesi del mondo per via della sua efferatezza. Perfino il titolo di questo film, The Green Inferno, gli rende omaggio. L’inferno verde, il polmone della giungla amazzonica, è proprio il titolo del documentario all’interno di Cannibal Holocaust. D’altronde Eli Roth, come il suo amico e collega Quentin Tarantino, non hai mai nascosto la sua predilezione verso questi maestri italiani del genere. Tant’è che lo stesso Deodato ha fatto un cameo in ‘Hostel: part 2’. Non si capisce il perché però non sia stato interpellato anche per questo film, che ricalca delle tracce già lasciate dal titolo italiano. Infatti pare che il regista lucano sia rimasto a dir poco contrariato per non esser stato mai menzionato o aggiornato dei fatti.

‘Riuscirete a non chiudere gli occhi?’ o ‘La paura ti divorerà’ sono solo alcuni delle frasi ad effetto che la casa di distribuzione, la Midnight Factory, ha abilmente usato per promuovere, e far parlare, questo film. Ed in effetti, di situazioni al limite del ripugnante ci sono. Esplicito cannibalismo, atti barbarici e diverse pratiche insane che, prima del corpo, annichiliscono la mente. E altresì vero che, chi invece ha un palato già svezzato, potrebbe non rimanere così stupito. Negli ultimi anni ci sono stati dei torture-porn (come il capostipite ‘Saw – L’enigmista’) che hanno spinto molto sul pedale del gore. Ma The Green Inferno’non è solo un festival delle torture. Ruolo nodale lo riveste il social network, e tutte le attività similari. Visto non più esclusivamente come il portare in dono la propria privacy al dio effimero della popolarità. Ma, se usato con intelligenza, può diventare un mezzo potentissimo per far sentire la propria voce. A fini ben più alti delle nostre comuni gesta quotidiane. Sebbene è uno strumento che va ben gestito. ‘Retwittare link ai video di YouTube non significa fermare effettivamente i guerriglieri‘ – spiega Eli Roth – ‘Avevo scritto la storia di alcuni studenti che, desiderosi di risolvere i problemi del mondo, prendono la scorciatoia diffondendoli in streaming e mettendo pubblicamente in imbarazzo chiunque compia azioni spietate’.

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The Green Inferno scorre senza eccellere di particolari elementi innovativi, il regista si mantiene su quello che è stato finora il suo tratto filmico. Sangue a fiumi, violenza, massacri. A volte però l’apprensione e l’irrequietezza che dovrebbero sorreggere tutta la struttura narrativa vengono meno a cause di alcune scelte discutibili, dialoghi ingenui o personaggi che si trasformano in macchiette. Possibile che nessuno abbia fatto notare, a chi di dovere, che il capo di uno spietato popolo cannibale non può somigliare ad un ibrido tra il Johnny Depp di ‘Lone Ranger’ e quello dei ‘Pirati dei caraibi’? Personaggi tutt’altro che terrificanti.

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I paesaggi naturalistici di The Green Inferno sono mozzafiato. E le riprese aeree aiutano a valorizzare tutto questo verde immacolato. Il film è stato infatti realmente girato in un autentico villaggio amazzonico del tutto incontaminato dalla modernità. Tutto ciò, accompagnato da un trucco degli indigeni molto folkloristico, aiutano a rendere il film visivamente meritevole.

The Green Inferno è stato vietato ai minori di 18 anni su decisione della Commissione Censura.

La reazione del pubblico in sala

Clip dal film

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