Dal 12 aprile nei cinema Sherlock Gnomes, il cartone animato prodotto da Elton John che racconta avventure e disavventure di una comunità di “nani da giardino”, oggetto di decorazione un po’ kitsch che il cinema contemporaneo, da Il favoloso mondo di Amelie in poi, ama rivalutare.
Anche in Sherlock Gnomes, sequel del fortunato Gnomeo e Giulietta (2011), si sprecano gli attori celebri che partecipano alla pellicola donando la loro voce ai simpatici nanetti, da James McAvoy (Gnomeo) e Emily Blunt (Giulietta), che doppiano i protagonisti, a Johnny Depp (Sherlock Gnomes) che simula l’accento inglese per dar vita alla versione “nano-da-giardino” del celebre investigatore. E poi, ancora, Michael Caine (Lord Mattonerosso), Maggie Smith (Lady Mirtillo), Mary J. Blige (Irene), Ozzy Osbourne (Daino).
Sherlock Gnomes
Il cappello (rigorosamente a punta) introduttivo rende subito esplicita l’intenzione di, se non parodiare, quantomeno prendere ampio spunto dalle avventure di Sherlock Holmes, così come in precedenza si era fatto con Romeo e Giulietta di Shakespeare: tre nanetti da giardino aprono il libro di Conan Doyle e ci trasportano in un nuovo universo letterario.
Trasportati anche fisicamente sono stati i nostri protagonisti, l’ormai riunita comunità di nani da giardino rossi e blu. I loro proprietari si sono spostati in quel di Londra ed un nuovo giardino va allestito.
Lady Mirtillo (Maggie Smith) e Lord Monterosso (Michael Caine) vogliono cedere il loro posto alle nuove generazioni, e lasciare a Gnomeo (James McAvoy) e Giulietta (Emily Blunt) il compito di riorganizzare il nuovo terreno di cui sono i “virtuali” protettori. Ma, forse a causa dell’importanza e delle responsabilità del ruolo, nasce qualche problema nell’intesa tra i due, e Gnomeo in particolare risente del ritenersi trascurato da Giulietta, a suo dire preoccupata solo di svolgere bene il lavoro.
Nel mentre, in città, un’altra celebre coppia ha qualche lieve difficoltà: Watson (Chiwetel Ejiofor) si sente non sufficientemente apprezzato da Sherlock Gnomes (Johnny Depp), troppo preso da sé per accorgersi dell’apporto del suo fido aiutante alla risoluzione delle varie indagini.
Quando un nuovo mistero si profila, e tutti i nani da giardino della capitale inglese vengono rapiti, le due coppie si trovano a lavorare fianco a fianco, Gnomeo e Giulietta per liberare i loro compagni, anch’essi caduti vittima del fantomatico rapitore, Sherlock Gnomes e Watson per venire a capo dell’ennesimo caso.
Seguono una serie di avventurosi momenti d’azione in tutta Londra, un colpo di scena più o meno inaspettato e la possibilità, per i vari membri delle coppie in questione, di appianare le loro divergenze e rendersi conto del vero valore dei loro reciproci partner.
https://www.youtube.com/watch?v=ZUt5OTwaRY4
Un’accoglienza della critica alquanto negativa per Sherlock Gnomes
Non ha convinto la maggior parte dei critici questo secondo capitolo della storia di Gnomeo e Giulietta, come già in parte era successo, a dire il vero, con la pellicola originaria – nonostante abbia incassato ben 194 milioni di dollari, dei 36 (milioni) che era costata. La critica, in particolare statunitense, sembra aver preferito il primo capitolo della saga (che, per quanto non esaltante, è considerato il “meno peggio”), mentre globalmente le critiche italiane ritengono Sherlock Gnomes superiore al precedente (sempre e comunque senza gridare al miracolo).
In buona parte si accusa Sherlock Gnomes di essere noioso, poco adatto ad un pubblico adulto (!!), i più estremisti lo tacciano di aver “devastato” un’ulteriore volta il patrimonio letterario comune, augurandosi che si tratti del capitolo finale e non dell’inizio di un’altra serie di rivisitazioni (come ventilato dal preambolo, in cui i nanetti da giardino prendevano in esame un’altra serie di romanzi dai quali avrebbero potuto trarre ispirazione per raccontare la loro nuova storia).
Alcune delle osservazioni fatte sono oggettivamente inconfutabili e non possono che trovarci d’accordo: ad esempio quelle relative alle pessime scelte di doppiaggio fatte nella versione italiana (l’accento nordico di uno dei due clan di nani da giardino in contrasto con quello del sud dell’altro), anche se in parte meno evidenti nel sequel (dove il lavoro sull’accento inglese fatto da Johnny Depp diventa una pronuncia simile a quella del francese dell’ispettore Closeau, ma decisamente meno divertente).
Anche la performance di Irene–Mary J. Blige, che si produce in un numero di danza e canto quando Sherlock & co. vanno a cercare indizi nel suo negozio di bambole, appare più un tributo da pagare alla presenza della cantante che essenziale allo sviluppo della narrazione. Peraltro, rimane completamente inspiegabile il motivo per cui, da bambola coi lineamenti tendenzialmente afroamericani qual è, si trasformi in bionda dalla pelle bianca giusto per il tempo della canzone.
Probabilmente non riuscitissimo anche il tentativo di strizzare l’occhio ad un pubblico adulto, disseminando qua e là riferimenti un po’ criptici alla serie televisiva inglese “quasi” omonima, Sherlock – come ad esempio, il nome Moffat and Gattiss, i creatori del telefilm, che appare su scafo di una nave e in un altro luogo dove i nostri nani si nascondono mentre lottano con i “cattivi” gargoyle, o il nome del negozio a Chinatown, Curly Fu, in onore del soprannome che i fan cinesi del “tv drama” hanno dato al protagonista, Benedict Cumberbatch. Come spesso (fin troppo, in realtà) capita, si tratta di rimandi talmente difficili da reperire, che sfuggono ai più – a maggior ragione quando inseriti in un film non necessariamente destinato ai (genitori dei) fan della serie della BBC.
Ridiamo ai bambini i film da bambini!
Pur concordando con i punti deboli ampiamente evidenziati dalla critica in ogni dove, va ricordato e fortemente ribadito che Sherlock Gnomes È UN FILM PER BAMBINI. Ci si è talmente abituati ai film d’animazione fatti per il giovane pubblico ma adatti anche ad un pubblico meno giovane, che i parametri con cui si valutano le pellicole di questo genere sono ormai maggiormente tarati su spettatori adulti che sul target originario per cui vengono pensati. E anche la critica ha la tendenza a commettere quest’errore.
Certo, sicuramente Sherlock Gnomes non è un capolavoro imprescindibile che rimarrà negli annali della cinematografia. Ma è un film più che dignitoso da vedere in famiglia.
Dove si ride parecchio – certo, i bambini di più, d’altronde È UN FILM PER BAMBINI.
Dove c’è parecchia azione – certo, non come negli action movies alla Vin Diesel, o giù di lì, d’altronde VORREBBE ESSERE UNA FAVOLA (indovinate un po’?) sempre e comunque PER BAMBINI.
Dove ci sono anche dei riferimenti ad opere letterarie – ok, il cane dei “Baskervilles” può non essere il rimando più riuscito a memoria d’uomo e di spettatore. Ma c’è il “cattivone” di turno che si chiama Moriarty, l’ex-fidanzata rabbiosa (Mary J. Blige) che ha il nome di Irene Adler, uno dei pochi personaggi femminili degni di nota nei racconti di Arthur Conan Doyle. E in generale la presentazione del personaggio dell’investigatore fa venire voglia ai più piccoli di saperne di più e, ai più grandicelli tra loro, di leggerne i romanzi.
Un film dove anche i più grandi possono ridere per il nano da giardino in tanga, per quello in paillettes rosa e occhiali che suona il piano e ricorda loro Elton John, per le scaramucce tra Gnomeo e Giulietta.
Possono riconoscere con piacere una serie di canzoni (una su tutte, “I’m still standing”). Apprezzare il tocco di classe del suono sordo della ceramica ad ogni movimento dei nani da giardino, o i dettagli del muschio e dei residui di terra, differente sui cappelli e sul corpo di ognuno di loro. E, incidentalmente, notare che l’effetto post-Weinstein e #MeToo è davvero ovunque, vedi il discorso di Irene sul fatto che “l’ora delle donne è arrivata! Non ti serve un uomo che ti faccia da supporto” (e la risposta accondiscendente e più volta al compromesso di Giulietta, “sì, ma quando si trova l’uomo giusto, è meglio”).
Un film dove, alla fine, c’è anche la lezione positiva, da condividere coi figli, ma da mettere in pratica anche come genitori: che non bisogna dare per scontate le persone che amiamo e non si deve trascurarle (eccessivamente) per seguire lavoro o proprie passioni. Né mancar loro di rispetto non riconoscendone i meriti.
Bilancio finale
Sherlock Gnomes è a tutti gli effetti un film gradevole da guardare in famiglia. Indicato in particolare per i bambini fino ai 10-11 anni, con probabilmente un apprezzamento maggiore da parte dei più piccolini. Ma da andare a vedere SENZA DIMENTICARSI che di FILM PER BAMBINI si tratti. E tutti i bambini presenti in sala, quantomeno all’anteprima parigina dell’8 aprile, ridevano a crepapelle!