#RomaFF12 – Freak Show di Trudie Styler

#RomaFF12 – Presentato all’ultima edizione della Berlinale, arriva come Evento Speciale nella sezione Alice nella città il film Freak Show di Trudi Styler, già regista del documentario The Sweatbox e del cortometraggio Wait giunge qui al primo lungometraggio di finzione.

Freak Show

Tratto dall’omonimo romanzo di James St. James, il film racconta di Billy Bloom (Alex Lawther; The imitation game, Departure), un ragazzino che decide di combattere il bullismo al liceo facendosi scudo con la sua diversità, ergendosi a simbolo per tutti i Freaks della scuola.

Freak Show

Freak Show

Perfettamente giustificato nella selezione di Alice nella città, Freak Show va considerato come un film educativo da far vedere alle nuove generazioni, nelle scuole, che trova la sua funzionalità nel sensibilizzare su temi sempre affrontati con delicatezza e serietà come l’ambiguità sessuale e quindi la diversità: essere chi si vuole essere e non nasconderlo, perché chi ti ama davvero ti rimarrà accanto e perché i bulli ti combattono fino a quando percepiscono la tua paura e le tue debolezze. Ma se ciò per cui vieni attaccato diventa la tua arma non hai più nulla da perdere e puoi soltanto reagire.

In questo, il film della Styler si dimostra efficiente e mirato nel raggiungimento del suo obbiettivo, con una leggerezza e con un ritmo accompagnato da un buon montaggio e dai colori saturi del ‘nostro’ Dante Spinotti che rendono la novella chiara a tutti.

Freak Show – una clip

Freak Show racconta però una realtà utopica se lo si prende troppo su un piano realistico, dal momento che tutto accade molto facilmente, tutti i personaggi sono stereotipati e seguono banalmente un arco (quello interpretato dalla bulletta credente in dio interpretata da Abigail Breslin forse la più fastidiosa) che sa di già visto e che rende il prodotto fin troppo leggero, prevedibile e facile nello svolgimento e nella risoluzione. Ecco perché il pubblico a cui può mirare è quello dei bambini e degli adolescenti ma nulla più di quello perché, preso nella maniera sbagliata, potrebbe far passare un messaggio sbagliato.

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