Chernobyl Diaries: quando un viaggio turistico si trasforma in un incubo radioattivo

Esce al cinema il 20 giugno il primo lungometraggio diretto da Brad Parker e scritto dall’ormai noto Oren Peli, entrato di forza nell’occhio del ciclone Hollywoodiano per aver creato e diretto Paranormal Activity e prodotto i suoi seguiti.

La Trama

Sei giovani turisti decidono di ingaggiare una guida specializzata in “turismo estremo”. La guida, ignorando tutti i segnali di pericolo, li porta a Pripyat, città nella quale vivevano i dipendenti della centrale nucleare di Chernobyl, rimasta disabitata dopo il disastro di oltre 25 anni fa. Dopo una breve esplorazione il gruppo, impossibilitato a ripartire, scopre di non essere solo…

La questione Oren Peli

Il film è una storia originale e scritta di Oren Peli, che ha avuto un successo planetario portando agli occhi di Spielberg, Paranormal Activity e successivamente, arrivato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, sbancando tutti i botteghini. Il regista, montando un film di stampo paranormale con lo stile della camera a presa diretta, riuscì nel suo intento di rivoluzionare in parte il genere (ricordiamo il caso di The Blair Witch Project) inserendo l’impatto del terrore. Ha continuato la sua strada producendo i suoi due seguiti e ha tentato la strada sul piccolo schermo, sempre insieme a Spielberg, con la serie tv The River, presentando sempre situazioni paranormali in presa diretta, ma ambientata in Amazzonia.

Scrivendo Chernobyl Diaries, Oren Peli si presenta sempre con il suo tocco: prendere situazioni discusse o reali, inserire il tocco mockumentary e portarlo in sala, ricevendo la stroncatura da parte dei critici ma il successo al botteghino: al giorno d’oggi a comandare sono gli incassi.

Viaggio radioattivo

Con le premesse citate prime, la pellicola non raggiunge la sufficienza alla visione: purtroppo ci troviamo di fronte il solito film, da oggi potremmo dire “alla Oren Peli”, che ripropone elementi horror senza nulla di nuovo, se non la location dove ambientare la storia.

Per questa pellicola la regia è affidata a Brad Parker, alla sua prima prova da regia che, molto intelligentemente, supera a buoni voti. Alla vista del trailer, si potrebbe pensare che lo stile usato sia il solito dei mockumentary, con le telecamere in presa diretta a raccontare ‘dal vivo’ la storia, ma invece alla visione della pellicola ci troviamo una camera esterna, a riprendere le vicende degli sfortunati protagonisti, anche se il regista adotta una stile molto movimentato, con alcuni buoni piani sequenza, creando una visione favorevole più allo spettatore che ai protagonisti del film.

In conclusione…

I clichè cinamtografici tipici dell’horror sono quelli: il buio padrone della scena, sangue e splatter, ricetrasmittenti e motori di automobili che non funzionano e torce che improvvisamente si spengono.

In conclusione si può ammirare una buona e fresca regia di Brad Parker, le funzionali musiche composte dall’italiano Diego Stocco e dei buoni effetti sonori (che bisogna prendere atto che molti film dove c’è la mano di Oren Peli, puntano tantissimo sull’aspetto del sonoro… sarà un caso?) ma oltre a questo nulla di più.

Un film confezionato discretamente (il montaggio in alcune scene confonde la narrazione dei fatti) che non porta nulla di nuovo al genere.

Alcune clip tratte dal film

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