Una nuova era musicale. Ce la racconta Cadillac Records

Ad un anno esatto dalla sua uscita nelle sale (era il 29 maggio 2009) sono qui a riproporti un bel film “a colpi di blues e rock’n’roll”: Cadillac Records. La pellicola – girata dalla regista afroamericana Darnell Martin – racconta l’ascesa e il declino di una delle case discografiche più famose nella storia della musica americana a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, la Chess Records, fondata dal polacco di umile estrazione sociale Leonard Chess, qui interpretato da Adrien Brody. Cadillac Records ti porterà nel mondo delle vere icone musicali americane del blues, ti porterà verso la leggenda.

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La trama

Siamo a Chicago ed è il 1950, quando Leonard Chess decide, con l’aiuto di un grande intuito, di fondare la casa discografica Chess Records, intraprendendo la carriera di produttore musicale. Sceglie, come carte su cui puntare la posta in gioco, cantanti e musicisti neri, e da in pasto al pubblico musica rigorosamente black. Sale alla ribalta in questo modo – grazie anche all’abilità di Chess di farsi amici, anche corrompendoli, i proprietari e i dee jay delle più famose radio del momento – il blues, a cui poco dopo si aggiungerà il rock’n’roll con la rivoluzione culturale e sociale che ne conseguirà. Il film racconta la vita dei più famosi artisti di quell’epoca: Muddy Waters, Chuck Berry, Howlin’ Wolf, Etta James, solo per cominciare; la pellicola fa un bel ritratto di un mondo travolgente, fatto di sogni, speranze, traguardi raggiunti e sconvolgimenti personali; un mondo fatto non solo di musica, ma anche di problematiche socio-culturali, sentimenti, droga, alcol.

Il trailer

Musica e razzismo

Cadillac Records, oltre a raccontarci la storia delle leggende americane del blues, sottolinea come in quegli anni fosse forte il senso di appartenenza alla razza bianca e di come la questione razziale potesse essere “ammorbidita” dalla musica. Negli anni ’50, nelle sale da ballo i bianchi e i neri erano separati da transenne: insomma, i neri potevano essere osannati come idoli, ma non potevano ballare in mezzo ai bianchi o avere una vita sociale normale. Fu durante un brano di Chuck Berry, il re del rock’n’roll, che le transenne caddero e neri e bianchi si mescolarono in una vera e propria danza collettiva. Questo ci fa capire come spesso, la musica può generare rivoluzioni che il miglior politico non può nemmeno immaginare.

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Soundtrack

Nel film tutti gli attori curano la parte vocale delle canzoni, da Jeffrey Wright (Muddy Waters) a Mos Def (Chuck Berry), da Eamonn Walker (Howlin’ Wolf) a Beyoncé Knowles (Etta James). Proprio quest’ultima merita forse un pochino di attenzione in più, non foss’altro per aver interpretato magistralmente i brani della James, tra cui la famosissima At Last (Beyoncé ha inciso ben cinque brani presenti nella tracklist). La colonna sonora, come si può intuire, è notevole e percorre tutti gli anni del boom del blues e del soul: oltre ai brani di Etta James, ascoltiamo famosi pezzi rock’n’roll come 6 O Clock Blues o My Babe. Va anche detto che la colonna sonora, oltre ad aver ricevuto diverse nomination alle più prestigiose kermesse musicali (tra le quali i Grammy Awards), è stata per 30 settimane consecutive al primo posto nella classifica degli album blues più venduti.

Dalla nascita alla morte della Chess Record sono passati anni; anni indimenticabili, gli anni della leggenda, della “nuova era musicale”.

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