E’ da qualche giorno al cinema Anonymous di Roland Emmerich, film che indaga sulla vera identità del Bardo di Avon. Nel cast Rhys Ifans, papabile Shakespeare, Edward Hogg e Vanessa Redgrave. Ecco la nostra opinione sul film.
Anonymous: una ricostruzione fin troppo veritiera
Sono passati più di quattrocento anni da quando William Shakespeare ha consegnato all’umanità la sua preziosa eredità: scritti di ineguagliabile valore che tutto il mondo continua a leggere e rappresentare. Ma chi era veramente William Shakespeare? La sua biografia ha dei coni d’ombra e la sua opera omnia fu pubblicata diversi anni dopo la sua scomparsa. Questo ha dato adito ad alcune leggende sulla vera identità del bardo di Avon.
Il film Anonymous di Roland Emmerich regista tedesco ormai naturalizzato USA esperto in film catastrofici (The day after tomorrow e 2012 tra questi) sposa la tesi cosiddetta oxfordiana che vorrebbe Shakespeare un prestanome del conte di Oxford al secolo Edward de Vere il quale, per motivi di casta, non avrebbe potuto firmare i suoi splendidi lavori.
La ricostruzione storica è impeccabile, i costumi e le interpretazioni dal protagonista Rhys Ifans alle due Elisabetta interpretate da figlia (Joely Richardson) e madre (Vanessa Redgrave) sono notevoli, ma nonostante tutto seguire il film, se non si ha una discreta conoscenza della storia inglese del periodo, diventa assai arduo, perché la storia non segue un filo cronologico, ma ricorre assai spesso all’uso dell’analessi (flashback).
Andar dietro agli intrighi di corte, ai presunti figli illegittimi di Elisabetta che a sequenze alterne è giovane e avvenente nella sua parentesi romantica col giovane conte Edward per poi diventare nuovamente anziana e decisamente stralunata, è uno sforzo a volte poco sostenibile, peggiorato dalla fotografia, in tono minore nella pellicola in quanto Emmerich, volendo ricreare l’atmosfera dell’epoca, ha fatto uso e abuso delle diafane luci delle candele mortificando i volti degli attori e i loro magnifici costumi; infine last but not least, si aggiunge il cielo spesso grigio per dare al film un tono decisamente malinconico e tetro.
Rafe Spall, uno Shakespeare molto somigliante alla tradizione iconografica, appare come un divertente giullare, assetato di soldi e di sesso, Ben Jonson, il poeta e commediografo suo contemporaneo è diverso da come appare sui ritratti tradizionali e anche caratterialmente negativo, se si pensa che ha prodotto commedie divertenti e sapide. Non manca il villain incarnato dal viscido consigliere di corte Cecil, da sempre al servizio di Elisabetta I.
Quanto affermato potrebbe far pensare a un flop del film che invece ha una buona sceneggiatura ed è un valido tentativo di dramma storico. Si rimprovera al regista l’aver forse voluto tentato di dare una personale versione del film storico alla Kubrick, un nuovo Barry Lyndon per intenderci.
A parte le pecche val comunque la pena di vedere la pellicola, caldamente consigliata a chi ama Shakespeare e a chi vuole ripassare il periodo elisabettiano.