Riccardo va all’inferno di Roberta Torre

Presentato Fuori Concorso al 35esimo Torino Film Festival, l’ottavo film della regista Roberta Torre arriva nelle sale italiane il prossimo 30 Novembre, con protagonista un Massimo Ranieri mai tanto dark: Riccardo va all’inferno.

Riccardo va all'inferno

Riccardo va all’inferno

TRAMA “RICCARDO VA ALL’INFERNO”

Nel Regno notturno del Roma Tiburtino c’è un decadente castello in cui vive la nobile famiglia Mancini, stirpe di alto lignaggio che gestisce un traffico di droga e malaffari. Torna da un lungo periodo di convalescenza psico-fisica il figliol prodigo Riccardo Mancini (Massimo Ranieri; La macchinazione) che, aiutato dai suoi fedeli freaks, tenterà di riprendere in mano il trono togliendolo dalle mani dei perfidi fratelli, fino a giungere all’altrettanto perfida Regina Madre (Sonia Bergamasco; Quo vado, Io e Te).

Trailer di “Riccardo va all’inferno”:

NEON DARK

Dopotutto ci aveva abituati così, con il suo esordio Tano da morire (1997) e Sud Side Stori (2000), la regista milanese (ma siciliana d’adozione) Roberta Torre che quindi con Riccardo va all’inferno torna alle atmosfere grottesche e alle sonorità che tanta fortuna le avevano portato vent’anni fa. Dopo il mash-up tra le opere di Shakespeare in Sud Side Stori, decide di tornare qui al drammaturgo inglese e, senza distanziarsi particolarmente dalla sostanza del Riccardo III (rivisitata in una Roma odierna, notturna e malavitosa) decide di raccontare l’opera con una forma ancora una volta grottesca, psichedelica, dark e allucinata, barocca nella messa in scena quanto nel lavoro di costumi, make-up e direzione degli attori.

Riccardo va all'inferno

Riccardo va all’inferno di Roberta Torre

Attori che stanno al gioco e che decidono di crederci fino in fondo, in questo luogo non-luogo, in questo tempo non-tempo, dove l’unica componente che risulta (volendo andare a cercare il dettaglio) fuori posto è forse quella musicale che non trova una sua forza rispetto alla costruzione dell’immagine né una sua motivazione profonda che ne giustifica l’inserimento nella narrazione.

Massimo Ranieri trova finalmente un ruolo in cui dona il meglio di sé, a metà tra rappresentazione teatrale e messa in scena surreale e metaforica, che va presa per quel che é e che non perdona nessuno dei propri personaggi né risulta enfatica o patetica, lucida e acida sino alla fine. Forse poteva essere interessante condire il tutto con un tono favolistico a cui non avrebbe comunque dovuto prescindere il grottesco e che avrebbe dato alla storia quello spessore in più per renderla meno dimenticabile di quanto non sia. Elogio al lavoro di fotografia di Matteo Cocco e ai costumi di Massimo Cantini.

Riccardo va all'inferno

Riccardo va all’inferno di Roberta Torre

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