A tre anni di distanza dal suo esordio in veste di regista con “Scialla!”, Francesco Bruni (innanzitutto sceneggiatore) torna sul grande schermo con la storia di una famiglia disgregata da una separazione che si scoprirà in realtà non essersi mai separata davvero. Tutto ciò in una Roma caotica non lontana da quella del precedente film. Arriva la cinema da Giovedì 20 Marzo “Noi 4”.
Trama
Tutto si svolge nell’arco di ventiquattrore di una frenetica e afosa giornata di fine Giugno, giorno in cui il giovane Giacomo (Francesco Bracci Testasecca) deve sostenere l’esame orale di Terza Media e dichiararsi ad una sua giovane compagnia di classe.
Attorno a questo evento si muovono le vite e gli eventi degli altri membri della famiglia: la sorella Emma (Lucrezia Guidone), ventenne idealista; la madre Lara (Ksenia Rappoport), ingegnere dedita anima e corpo ai figli e il padre Ettore (Fabrizio Gifuni), padre simpatico e squattrinato che vive alla giornata.
Trailer di “Noi 4”:
Un giorno, per caso
Se in “Scialla! Stai sereno” la storia narrava il rapporto di un padre e di un figlio ritrovato, in questo suo secondo lungometraggio da regista, Bruni descrive l’interazione tra quattro personaggi, i componenti di una famiglia apparentemente disgregata dalla separazione dei due genitori che tanto si erano amati ma caratterialmente agli opposti che si scoprono presenti e diversamente vicini quando le situazioni e le necessità lo suggeriscono. In ciò ottimo il casting dei quattro, con un fantastico Fabrizio Gifuni nei panni di questo eterno Peter Pan, artista innamorato e impaurito dall’idea del lavoro e di crescere davvero con accanto una Ksenia Rappoport madre iperrealista, lavoratrice, ossessionata dall’organizzare l’intera giornata e impaurita dalle cose che non coincidono con la sua idea di vita e di giornata-tipo.
Rapporti a 4
È un film, quello di Bruni, che si muove però su più piani: se solo in superficie sembra raccontare i rapporti e le costruzioni di questa famiglia che quasi mai si trova a raccontarsi da sola ma sempre nel rapporto “di coppia” (padre-figlio, madre-figlio, padre-madre, fratello-sorella), Bruni cerca poi attraverso loro di raccontare anche l’Italia di oggi, con dialoghi sempre verosimili, con la scelta di comparse dal vero che si muovono con gli attori per le strade del centro di Roma, questa Roma da cantiere aperto letteralmente e nei sentimenti, spesso alienato in una condizione che porta ad una solitudine costante di personaggi che forse solo nel nucleo familiare possono ritrovare se stessi e se stessi in confronto all’altro.
Perfino in una famiglia come quella raccontata, di certo una posizione che decide di prendere il regista e sceneggiatore, di una visione buonista e oggettivamente positiva di una famiglia che malgrado tutte le varie vicissitudini, malgrado tutto, si troverà per sempre legata dai due figli e, dopotutto, da una base d’amore che c’è stata tra i due genitori e che forse sempre li troverà legati dalle due creature che ha messo al mondo.
In tutto questo perfetta rappresentazione sono gli attori scelti per rappresentare la famiglia in questione e Bruni riesce ancora una volta, grazie anche al montaggio funzionale di Spoletini, alle scelte fotografiche ed estetiche ed a un moralismo non ricercato a restituirci, per una volta, la storia di una famiglia ristretta e non allargata, cercando di soprassedere al cliché e avendo la geniale intuizione di muoversi anche e soprattutto per immagini e “in sottrazione” di elementi malgrado sia principalmente un uomo di penna, portando avanti anche la sua crescita di regista, sicuramente non ancora matura rispetto a quella di sceneggiatore ma che qui fa un passo avanti rispetto all’esordio.
Alcune clip dal film
L’intervista a Francesco Bruni
Continua a leggere ed ascoltare il regista Francesco Bruni che parla del film.