Lavori in corso: Nanni Moretti, “Habemus Papam” (2011)

Uscirà fra quasi un anno: eppure del nuovo film di Nanni Moretti si parla già parecchio, come del resto avviene praticamente sempre. Il regista romano si è fatto sempre meno prolifico con il passare del tempo, e da “La messa è finita” (1985) in poi le sue opere si contano sulle dita: “Palombella rossa” è del 1989, “Caro diario” del 1993, “Aprile” del 1998, “La stanza del figlio” del 2001 ed “Il Caimano” del 2006.

In pratica, uno ogni cinque anni. Dunque il prossimo cade (puntualmente, secodo questi ritmi alla kubrick) nel 2011, ed infatti dovrebbe uscire in primavera: giusto in tempo per il prossimo festival di Cannes, dove Moretti è molto amato ed infatti è l’ultimo italiano ad avere vinto (con “La stanza del figlio”) la Palma d’Oro. Il titolo ormai lo saprete già – “Habemus Papam” – e saprete pure che avrà per protagonista un pontefice depresso (Michel Piccoli) in cura da uno psicanalista (Moretti stesso).

Nanni Moretti

Come sempre nel suo cinema, già da queste premesse emerge una inestricabile commistione fra il pubblico ed il privato, tra la Storia con la S maiuscola e l’autoreferenzialità personale del regista. Moretti infatti ha già fatto la parte dello psicanalista, proprio nella sua opera più privata e funestissima del 2001; e del resto ha già fatto anche la parte dell’uomo di chiesa in crisi (“La messa è finita”). Dunque, è abbastanza immediato prevedere una linea di continuità fra questi tre diversi film: “Habemus papam”, sulla carta, assomma caratteristiche dell’uno (la crisi del sacro nella società contemporanea) e dell’altro (la cura delle nevrosi) combinandole in una situazione simbolicamente potentissima.

L’idea stessa di un Papa depresso è una contraddizione in termini, perché chi ha la fede semplicemente non può concepire la depressione. Ed un Pontefice, ovviamente, è colui che più di ogni altro dedica la sua intera esistenza alla fede: questo suo male oscuro è dunque quasi blasfemo. Ed è qui che spunta fuori la Storia con la maiuscola, dicevo: perché, con un tempismo che ha davvero dell’incredibile, Moretti ha girato il film proprio mentre la Chiesa cattolica veniva travolta dallo scandalo dei preti pedofili. Uno scandalo tuttora in corso, e le cui ultime conseguenze sono ancora di là da venire; ma ha già causato nell’attuale Papa, Ratzinger, delle parole di autocritica e di scusa da parte della Chiesa tutta. Non è ovviamente la stessa storia raccontata da “Habemus Papam”, però questa idea della depressione papale sembra avere catturato – trasfigurando il malessere collettivo in una nevrosi personale – esattamente lo stato d’animo della fede oggi.

Di questo film si sa pochissimo altro: ma questo poco, è già abbastanza per suscitare, come sempre, una curiosità enorme. Moretti è di sicuro un grandissimo comunicatore (anzi forse il migliore che c’è in Italia, a parte un certo politico di cui non dico il nome).

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