Speciale intervista: ‘Il compleanno’ di Marco Filiberti

In occasione della presentazione a Bari de Il compleanno, di cui ho già pubblicato la recensione, ho avuto la possibilità di partecipare alla conferenza stampa sul film: a presentarlo il regista Marco Filiberti e la produttrice Agnès Trincal.

L’ispirazione

Filiberti non solo ha diretto ma ha anche scritto la sceneggiatura del film. Due le cellule alle quali si è ispirato.

Thyago Alves e Massimo Poggio

Thyago Alves e Massimo Poggio

La prima è la luce abbagliante della spiaggia di Sabaudia, una luce che non rivela, non spiega un percorso di conoscenza, ma in qualche modo ha potere di accecare chi ce l’ha negli occhi e quindi di farlo brancolare nel buio.

La seconda è stata la visione al Teatro San Carlo di Napoli di Tristano e Isotta di Wagner con la regia del maestro Frigerio, da me amatissimo, la cui versione verteva proprio sull’elemento marino come elemento visivo e anche come rimando psicanalitico che faceva da collante dei tre atti: vedendola mi sono reso conto che volevo scrivere un film sul binomio amore-morte e sull’impossibilità di far coesistere la passione e la propria coscienza (dinamicamente incontrollabile anche sul canale della sessualità) con quelle che sono le istanze sociali e familiari che cercano di incapsulare e costringono la complessità antropologica dell’uomo.

La musica

Quella di Wagner, cui il regista, per il suo passato da cantante e attore lirico è molto legato, è il leitmotiv del film ed è parte integrante della sceneggiatura, quasi un personaggio.

La sceneggiatura l’ho costruita seguendo il cromantismo di Tristano e Isotta. Ogni scena rappresenta un innalzamento di un semitono: ho lavorato su microsfumature, microdinamiche che creano questo aumento della tensione apparentemente lento ma inflessibile.

In questo contesto classico si inseriscono i successi degli anni ’70 di Iva Zanicchi e Loretta Goggi. Alla mia domanda su come avesse scelto di inserire questi brani il regista ha risposto:

Filiberti ha anche affermato che non condivide la scelta di altri registi italiani di inserire un successo di un cantante attuale finalizzato magari al lancio della canzone contemporaneamente al film.

Visconti

Il compleanno, già dalla presentazione a Venezia, è stato accostato al cinema di Visconti.  Da questa ipotesi è stato tratto anche un libro, Il melò ritrovato, nel quale storici del cinema hanno dimostrato che veniva riproposto in chiave contemporanea un genere, il melodramma, che non ha attecchito nella cultura cinematografica italiana.

Visconti era un pò un caso anomalo: in una cinematografia realistica o neorealistica il linguaggio metaforico e iperculturizzato del melodramma in Italia è sempre stato visto con diffidenza o estraneità. Io ho invece sempre rivendicato queste origini culturali. E ceramente riconosco Visconti, ma anche Douglas Sirk, come elementi fondamentali del mio cinema.

C’è però una differenza con Morte a Venezia. I due film percorrono due strade che sono speculari ma antitetiche e che sono specchio dell’impossibilità di accostamento del contesto attuale in cui mi muovo con quello di Visconti o quello in cui Thomas Mann ha scritto il racconto da cui il film è stato tratto.

In questo video Filiberti ci spiega il perchè:

I protagonisti

Piera Degli Esposti

Piera Degli Esposti

Il personaggio di Piera degli Esposti sembra quasi la coscienza del protagonista: si specchiano l’uno nell’altra e alla fine diventano quasi complici nel loro essere due fuorilegge, nel senso analitico del termine, non legale.

Secondo me Giuliana ha la battuta che racchiude il senso del film: quando lui le chiede lei mente spesso lei risponde io non mento mai, ometto.

Questo è un film sulle omissioni: la tragedia non è sulla colpa presunta, la colpa è l’omissione, la mancanza di scambio. Il suo personaggio racchiude il dramma di quanto la potenza di un amore ci possa portare su un territorio ai limiti, borderline, che ci mette a confronto con la dimensione estrema del nostro essere e con l’impossibilità di coniugarla con una pacificazione nel contesto sociale. Per sopravvivere trasferisce il peso che ha sul cuore, quello del figlio da difendere, in un antagonismo con la figlia.

Piera è la mia complice numero uno, è un’attrice straordinaria, una testimonianza battagliera del ruolo dell’intellettuale come lo erano la Maraini, Bertolucci e Moravia il cui mondo, non a caso, si trovava a Sabaudia dove abbiamo girato.

Questa nostalgia degli anni 70 permea tutto il film e Piera è il segno forte dell’ultima generazione di  intellettuali che avevano delle ambizioni così differenti da quelle attuali.

Filiberti ha voluto ringraziare personalmente Piera degli Esposti per l’impegno con cui sta pubblicizzando il film. In questo video, ci spiega invece il motivo della scelta di Thyago Alves, attore brasiliano esordiente:

La distribuzione

la produttrice Agnès Trincal ci ha invece spiegato i problemi di distribuzione del film:

Inizialmente avevamo l’appoggio di un distributore che ci ha incoraggiati ad andare avanti con il film ma che poi non ha confermato il suo impegno iniziale. Il Ministero ci ha dato il riconoscimento di film ad interesse culturale senza però aiutarci economicamente. Siamo stati fortunati a trovare sostegni locali (come la Regione Marche) e poi ad andare a Venezia (eravamo gli unici senza distributore).

Abbiamo proseguito il nostro percorso di ricerca senza successo a livello nazionale mentre all’estero il film è stato venduto in sette paesi tra cui l’America e l’Inghilterra. La scelta inevitabile è stata di portare il film comunque in sala in alcune città il 28 maggio. E ora attendiamo i risultati.

Thyago Alves

Thyago Alves

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