Fellini e Rubini: la creatività e la memoria – Prima parte

Lo scorso 15 maggio, presso il cinema Il Piccolo di Bari – Santo Spirito, ho avuto la possibilità di assistere alla proiezione di Intervista, penultimo film di Federico Fellini, nel quale recitava un giovanissimo Sergio Rubini. Alla fine della proiezione Rubini ha dialogato con il pubblico raccontando retroscena e curiosità della sua esperienza con il grande regista.

Con la verve e la spontaneità che gli è congeniale, Sergio Rubini ha risposto alle domande che gli venivano poste. Questo è il suo racconto.

Sergio Rubini parla del maestro Fellini

Sergio Rubini parla del maestro Fellini

L’incontro con Fellini e la promessa

Ho conosciuto Federico quando preparava E la nave va (1983). Come ogni buon aspirante attore ero andato a Cinecittà a portare le  mie fotografie ai registi. L’ho incontrato negli uffici del Teatro 5: la prima cosa che mi ha colpito di quest’uomo è stata la menzogna.

Il giorno prima avevo portato le foto a Franco Zeffirelli che mi aveva fatto le solite domande: quanto sei alto?, di dove sei?, quanti anni hai?, cosa fai? Mi aveva trattato insomma per quello che ero: un ragazzino tra tanti. Fellini invece iniziò con una bugia:

Dopo E la nave va Fellini girò Ginger e Fred (1985). Poi fu il momento di Intervista.

La convocazione

Quattro anni dopo, per Intervista fui chiamato direttamente, senza fare provini. Durante le riprese chiesi a Fellini: si ricorda di avermi incontrato? E che 4 anni fa mi disse che io e lei avremmo lavorato insieme? Lui mi guardava e diceva: davvero te l’ho detto? Allora sono un mago.

Quest’uomo è entrato nella mia vita come un mago e lo è rimasto. Era un uomo misterioso. Per esempio non mi ha mai detto che nel film facevo lui da giovane, mi disse semplicemente che avrei fatto un giornalista. Non c’era una sceneggiatura e quindi lui mi disse: tu fidati, dei giorni ti sembrerò preparato altri giorni meno, in ogni caso fidati.

Mi mise quel foruncolo sul naso che doveva farmi sentire in imbarazzo (in realtà io pensavo che bastasse già il mio naso) e girammo. Ovviamente tutti sapevano che interpretavo Fellini e quindi sono stato trattato quasi come un piccolo buddha.

In questo video Rubini ci svela il vero motivo per cui fu scelto per quella parte

Il sogno

Fellini in un certo senso è stato un’icona ambigua: si diceva fosse un grande sognatore, in realtà era uno che aveva delle idee ben precise.

Fellini era un vero profeta, come un artista deve essere. Era un uomo che si avventurava da solo in avanscoperta, faceva delle indagini sulla sua pelle. Vi racconto una cosa per me significativa rispetto alla sua attenzione per la dimensione onirica. Questo però non significa che fosse un sognatore, era uno scienziato: anche rispetto al sogno il suo approccio era scientifico.

L’artista contestato

Fellini diventò presto famoso ma quando l’attenzione del paese fu rivolto al neorealismo e lui ne prese le distanze, il mondo della cultura lo vide come un tradimento.

Ne La dolce vita quando all’attrice interpretata dalla Ekberg chiedono se le piaccia il neorealismo lei risponde di si ma quando a Fellini fu fatta la domanda: cosa ne pensa del cinema verità? lui rispose: preferisco il cinema menzogna. Tutto ciò gli ha creato dei nemici: il fellinismo è stato un blasone, una medaglia ma anche un’etichetta. E’ stato ritenuto un uomo che ha fatto un cinema complicato e questo lo ha allontanato dal pubblico.

La critica di sinistra si è riavvicinata a lui solo a seguito delle contestazioni della chiesa sullo spogliarello ne La dolce vita. Si è ricreato così un rapporto che però Federico ha sempre definito come reciproca diffidenza. E poi, anche se Fellini è Fellini, a mio avviso pochi l’hanno visto perchè sulle tv non passa. La sua più grande onta è stata che il suo nemico (Berlusconi n.d.r) ora possiede la sua intera filmografia e non la fa passare sulle sue reti.

L’insegnamento di Fellini

C’è però un insegnamento che Rubini ha voluto condividere con il pubblico ed è sintetizzato in questo aneddoto:

Fellini chiamava al mattino per non dire all’alba: faceva una pratica detta divulgazione orale. Magari aveva già letto tutti i giornali o aveva voglia di commentare quello che aveva visto in tv la sera prima o un libro che gli era stato inviato e ti chiamava alle 7. Io allora avevo 25 anni e mi svegliavo tardi, ma all’idea che il maestro potesse chiamarmi mettevo la sveglia alle 6 e poi camminavo per casa facendo esercizi vocali in modo che non si sentisse che mi ero appena alzato: insomma volevo dargli l’idea di essere sveglio da un pezzo.

Quindi l’insegnamento che mi ha dato è questo: se vuoi esprimere un parere sul mondo ti devi svegliare presto, perchè c’è qualcun altro che l’ha fatto e che ha più diritto di te di dire la propria.

Concludo con un saluto che Sergio Rubini ha voluto fare ai lettori di Cinemio

Il saluto di Sergio Rubini

Il saluto di Sergio Rubini

Continua a leggere ed ascoltare le parole di Sergio Rubini nella seconda parte dell’articolo

4 Comments

  1. antonella molinaro

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