Protagonista dell’intervista di oggi è Emanuela Ponzano, attrice, regista e sceneggiatrice che oggi ci parla del suo ultimo cortometraggio: Riflessi.
Emanuela Ponzano è attrice e regista di cinema e teatro. Nata a Bruxelles, lavora tra Roma, Parigi e Bruxelles. Il suo ultimo cortometraggio Riflessi, selezionato in numerosi Festival italiani e stranieri, ha vinto la terza edizione del Festival internazionale CORTOVISIONE IFF 2010 come Miglior cortometraggio e ha ricevuto il Premio speciale della critica femminile e la Menzione Speciale al Festival di Rutger Hauer I’ve seen films IFF a Milano.
Riflessi
Eva e Gloria, due donne, due amiche, entrambe attrici. Tra ricordi d’infanzia e conflitti interiori Eva entra in conflitto con Gloria durante un viaggio d’inverno in auto verso una casa sul mare. Ma in fondo le due donne sono l’una il riflesso dell’altra…
Come ha affermato anche Isabella Ragonese durante un’intervista, non è facile trovare film incentrati esclusivamente su donne. Spesso solo le donne, da registi, hanno la sensibilità ed il coraggio di farlo. Emanuela Ponzano è una di quelle: i pochi uomini di Riflessi sono solo comparse in un viaggio di queste donne/amiche/sorelle tra le quali nasce un conflitto che sembra allontanarle.
Pochi dialoghi, molte immagini, oniriche e reali dalle quali emergono, palpabili, sensazioni ed emozioni che trasportano lo spettatore nel mondo di Eva e Gloria, straordinariamente interpretate dalle due protagoniste Emanuela Ponzano e Giulia Mombelli.
Una mia piccola, personale osservazione: credo che solo una donna possa avere la sensibilità di dedicare il corto alla piccola Nina, nella pancia di Giulia Mombelli, nata durante la lavorazione del film.
Le domande alla regista
Emanuela, Riflessi è un cortometraggio tutto al femminile pieno di conflitti interiori ed esteriori. Come è nata l’idea?
L’idea è nata dichiaratamente per via della scomparsa nel 2007 dell’immenso regista Ingmar Bergman. In questo periodo di difficoltà artistiche e culturali, la morte di un maestro crea un vuoto che non si può ignorare. Per ricordarlo senza fare un omaggio troppo diretto ma dedicandogli un cortometraggio mi è venuta l’idea di scrivere un soggetto su una storia moderna tra due donne ispirandosi al film che gli ha cambiato la vita: Persona.
Le donne o meglio i volti femminili sono sempre state al centro dei suoi film. Come attrice e regista donna che lavora nel 2011 in Italia ho avuto la sensazione, e molti possono confermare, che due protagoniste donne nei film sono realtà sempre più difficili da trovare, un po’ per fenomeno di moda, un po’ per cultura e mentalità del paese.
Due donne amiche e attrici a confronto, due maschere (dal latino persona), due punti di vista con al centro la tematica dell’amicizia e le sue difficoltà. L’aspetto sensoriale è il più importante: nel corto ci sono pochi dialoghi (co sceneggiatore: Massimo Terranova), musica ma anche suoni, rumori che alimentano la tensione interiore di Eva e i numerosi “non detti” tra le due donne.
Cerco innanzitutto la suggestione con le immagini, i silenzi, gli sguardi e non la storia da raccontare.
Quali sono state le difficoltà che hai avuto durante e dopo la lavorazione?
La prima difficoltà è stato il clima. Abbiamo girato d’inverno e le riprese sul mare e la spiaggia a gennaio sono state difficili anche perchè l’attrice coprotagonista, Giulia Mombelli, era all’epoca incinta di 4 mesi. Ma era una bella difficoltà da affrontare. Con il direttore della fotografia Gianni Mammolotti abbiamo cercato il contrasto tra il paesaggio mediterraneo e il clima del mese di gennaio ovvero pioggia, vento, mare agitato e cielo nebuloso e grigio con qualche raggio di sole.
In un certo senso come se un raggio di luce fosse sempre pronto a sorgere senza mai riuscirci. Questo ha permesso un’atmosfera rigida, quasi severa e nello stesso tempo onirica che è ciò che cercavo per il film. Per quanto riguarda la post produzione i tempi sono stati lunghi ma questo è anche perchè essendo molto precisa e perfezionista ho voluto che tutto fosse molto curato ed essendo auto prodotto i tempi sono stati ovviamente più lenti…
Sei attrice, regista e sceneggiatrice. In quale ruolo ti senti più a tuo agio? Com’è stato interpretare tutti e tre i ruoli in Riflessi?
Nasco come attrice e la regia è arrivata per necessità di comunicare in modo più globale il proprio mondo e punto di vista. Avere molti ruoli penso sia ormai una caratteristica dei registi del nuovo millennio. Già Bergman scriveva i suoi film e oggi Kenneth Branagh li interpreta anche.
Non credo sia facile recitare e dirigere, ma è giusto farlo se lo si sente profondamente e se diventa necessario…e lo era assolutamente in Riflessi. Non deve essere automatico anzi. Scrivere e dirigere invece trovo che sia una giusta combinazione che rende il film del regista più intimo, più vicino al suo immaginario che deve essere più che personale, autentico.
C’è un aneddoto particolare che ti va di raccontare?
Il primo festival che ha selezionato il film è stato il WOMAN MAKE WAVES di Taiwan a Taipei, il primo festival asiatico di cinema al femminile creato 20 anni fa. Appena arrivata mi hanno sommersa di domande in cinese sul film in una sala conferenza piena di uomini e donne che mi hanno fatto domande sia personali che professionali sul film e il suo significato. Che bella curiosità e amore del cinema che hanno in Asia. Sorprendente!
Il film ha ricevuto premi e selezioni in festival internazionali in tutto il mondo in Asia Usa ed Europa come L’I’ve seen films di Rutger Hauer a Milano dove ha vinto la menzione speciale e d è arrivato 6° al concorso web su 3000 iscritti in tutto il mondo e 700 selezionati. Interessante vedere come un soggetto sensoriale, introspettivo, con vari strati e su due donne possa ancora interessare nel 2011 in diversi paesi. C’è speranza allora per la sensibiltà e l’ascolto nel cinema, non è una categoria estinta degli anni 60/70.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho in progetto un nuovo corto, più sociale, girato tutto sulla neve e possibilmente in pellicola, di cui ho già la sceneggiatura. Ho anche un lungo storico fantastico ambientato in Bretagne. Poi essendo anche attrice continuo ad occuparmi della mia attività sia al cinema che al teatro e sempre più verso la Francia visto che sono bilingue.
Ringrazio di cuore Emanuela per la disponibilità augurandole di intervistarla presto per un suo nuovo progetto.