Silvio Soldini firma con Le assaggiatrici, in uscita giovedì 27 marzo, un film intenso e doloroso, capace di mostrare la guerra da un’angolazione tanto insolita quanto spietata: quella della sopravvivenza quotidiana di chi viene costretto a sfiorare la morte tre volte al giorno. Non tra bombe e fucili, ma attraverso il cibo.
di Silvia Frezza
Le assaggiatrici: il sapore amaro della sopravvivenza
Tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino e ambientato nell’autunno del 1943, il film segue la giovane Rosa Sauer, (Elisa Schlott) interpretata con struggente intensità da una protagonista capace di restituire ogni sussurro e ogni terrore di una donna che ha già perso tutto e che, nella casa dei suoceri in un villaggio polacco, si ritrova prigioniera di un destino beffardo quando viene portata nel quartier generale nazista Tana del Lupo, dove è costretta assieme ad altre donne a mangiare i pasti destinati al Führer: ogni giorno, per tre volte, è obbligata a sfiorare la morte per accertarsi che quel cibo non sia avvelenato.
Il trailer del film
Il cibo come arma e condanna
La narrazione di Soldini è asciutta, priva di orpelli, capace di dare al gesto semplice e vitale del nutrirsi un significato crudele e che colpisce. Ogni boccone è una possibile condanna a morte, e la macchina da presa indugia sui volti tesi delle “assaggiatrici”, un gruppo di donne diverse tra loro ma unite dal medesimo terrore. La Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler, diventa il luogo simbolo di un potere che si nutre della vita altrui, dove anche il cibo si trasforma in un’arma subdola.
La sorellanza nella paura
Il cuore pulsante del film è il legame che nasce tra le donne: Rosa, fragile ma determinata; la spavalda e ambigua Elfriede; la giovane e ingenua Hannelore; e le altre, tutte ritratte con una profondità che sfugge agli stereotipi. Sono madri, mogli, figlie che la guerra strappa dai loro ruoli e getta in una condizione di costante minaccia. Eppure, in quella quotidianità forzata, si creano alleanze, amicizie, rivalità e persino amori segreti. Soldini racconta con delicatezza il lato più umano e contraddittorio della sopravvivenza: la solidarietà e l’egoismo, la speranza e il tradimento.
Le assaggiatrici – Un racconto intimo e universale
La fotografia fredda e spoglia accompagna lo spettatore in un viaggio dentro la banalità del male, fatta di gesti ripetuti e di sguardi rubati, mentre la colonna sonora minimale lascia spazio al respiro e ai silenzi carichi di tensione. Le assaggiatrici non è un film di guerra in senso tradizionale, ma una riflessione potente sull’assurdità del conflitto, che piega e stritola i corpi e le anime, fino a cancellare l’identità stessa delle persone.
La guerra che divora tutto
Con Le assaggiatrici, Silvio Soldini ci consegna un film spietato e necessario, che racconta come la guerra non colpisca solo chi combatte al fronte, ma annienti lentamente anche chi resta nelle retrovie. Rosa e le altre donne sono vittime silenziose di un sistema che le usa e le sacrifica. Eppure, nei loro sguardi e nei loro legami fragili e disperati, rimane viva una fiammella di umanità. Un film che colpisce lo stomaco e il cuore, lasciando allo spettatore una domanda amara: quanto può sopportare l’essere umano pur di sopravvivere?
Le assaggiatrici – La conferenza stampa al BIF&ST
Di seguito alcuni estratti della conferenza stampa che i protagonisti hanno tenuto al BIF&ST 2025.
Il regista Silvio Soldini racconta la genesi del film dall’incontro con il libro alla lavorazione: la ricerca dei protagonisti tedeschi, il problema della lingua e le location. La sceneggiatrice Doriana Leondeff racconta invece il suo approccio con un testo così delicato e profondo.
La scrittrice Rosella Postorino, autrice dell’omonimo bestseller parla dell’incontro con Silvio Soldini, di quanto abbia apprezzato la sua trasposizione e racconta un aneddoto su come avesse tentato di incontrare Margot Wölk personaggio reale a cui è ispirata la storia.
I tre attori Elisa Schlott, Max Riemelt, Alma Hasun parlano dei loro personaggi. In chiusura Silvio Soldini elogia il lavoro splendido da loro fatto nel film.