#Venezia74: In concorso nella sezione Orizzonti di questa 74esima Mostra del Cinema di Venezia, arriva l’esordio alla regia dello scenografo Cosimo Gomez che, senza paura e con coraggio, presenta una variegata fazione di Freaks molto lontani dalla visione di Tod Browning del film omonimo in Brutti e Cattivi.
Siamo in una Roma che ha un qualcosa di fumettistico nell’aria, una Roma periferica dove risiede la ‘feccia’ della società, i freaks appunto, gente senza gambe come l’ex circense protagonista interpretato da un bravissimo Claudio Santamaria, la ballerina senza braccia dell’eterea Sara Serraiocco (che via via acquista un ritmo comico molto americano e sempre più acuto), il fattone del bravissimo Marco D’amore. E poi il nano, il prete ex militare nella sua chiesa che sembra un circo, la prostituta di colore.
Brutti e cattivi
Gomez agisce con lucidità nel mostrare e raccontare tutti questi caratteri volutamente sopra le righe e con un ritmo forsennato tanto figlio del cinema di Edgar Wright, Matthew Vaughn e Robert Rodriguez, lavorando molto sui dialoghi e sul loro ritmo interno e donando ampio spazio al montaggio, lavorando poi anche sulla coreografia di questi corpi mutilati dalle anime nere, corpi e menti in cerca di rivalsa e che si spogliano di tutta la poetica e l’accettazione che film come Freaks o come i mostri della Universal spesso proponevano per renderli invece contemporanei, arrabbiati, assolutamente alla pari dei ‘normali’ nella bramosia di potere e di un riscatto sociale. Gli interpreti sono bravissimi nel raccontare i loro personaggi e, con loro, la messa in scena parla come non mai: dalle scenografie ai costumi e ancora al trucco e parrucco, ogni cosa vive di luce propria e partecipa attivamente al racconto che si spinge anche fino ai limiti del grottesco.
Sulla struttura narrativa, dopo un’ottima partenza, il film sembra appoggiarsi e rallentare su gag e situazioni forse in parte già viste o dal mordente relativamente forte e non lasciando spazio per affezionarsi davvero a dei personaggi che ci rimangono distanti.
Nella chiusa ci rendiamo conto che è successo davvero tanto, troppo forse, per gli 86 minuti della durata della pellicola e forse sarà questa la cosa che più di altre dovrà curare Gomez nel suo prossimo lavoro, nella speranza che prosegua questa difesa e rivalsa dei Freaks, perché ha trovato un modo di raccontarli, se non originale di certo acuto, intelligente e moderno che non passerà inosservato.