Short Skin è un film sulle fragilità del sesso maschile raccontate in chiave di commedia. Il primo lungometraggio del regista Duccio Chiarini, uscirà nelle sale italiane il 23 aprile.
Short Skin
di Claudia Romito @Percorsi Up Arte
Se ogni adolescenza coincide con la guerra, quella di Edoardo (Matteo Creatini) è una guerra difensiva. Il territorio da presidiare è il proprio corpo. Un piccolo disturbo ai genitali lo ha tenuto lontano dalle ragazze durante tutta l’adolescenza, rendendolo insicuro e un po’ impacciato. Arroccato nella sua torre, Edo è assediato dal mondo esterno.
I genitori non vedono l’ora che vada in campeggio con la vicina di casa Bianca (Francesca Agostini) e il suo miglior amico (Nicola Nocchi) non fa che escogitare situazione per fargli perdere la verginità. Anche la sorella, ossessionata dal cercare una cagnetta da far accoppiare con il cane di famiglia, preme indirettamente su Edoardo e la sua forzata verginità.
L’adolescenza, questa sconosciuta
“Si stanno studiando, è questo il momento più bello” rivela il padrone di una delle cagnette.
“Non è trombare il momento più bello?” chiede la sorellina con sboccata ingenuità. A rispondere non può essere certo Edoardo. In un mondo ossessionato dal sesso, il giovane protagonista vive in un microcosmo asessuato. L’estate dei suoi 17 anni sarà però il momento di svolta che lo avvicinerà gradualmente al mondo degli adulti.
Un passaggio che assume tutte le caratteristiche del rituale di transizione. Una piccola operazione, e il protagonista si libera dalle sue difficoltà. Via la pelle, via il dolore e i dolori del giovane Edo. “Lo spunto creativo per Short Skin – racconta il regista – l’ho avuto leggendo “La mia storia disegnata male” di Gipi. Quando ho visto il coraggio e il modo in cui raccontava fatti che lo avevano toccato direttamente e veramente, ho deciso di tirar fuori una vicenda che era successa a me al liceo, e d’intrecciarla con storie accadute in quel periodo ai miei amici, ricomponendo così il quadro generale di quel sentimento di fragilità dell’adolescente che è chiamato a diventare uomo e che subisce anche pressioni per diventare “maschio””.
La grande forza del film di Duccio Chiarini è la schiettezza con cui propone la storia. Una pellicola sull’adolescenza, ma non un film adolescenziale. Dialoghi spontanei e personaggi ben tratteggiati sono al servizio di un film genuinamente ironico. Se il tema trattato avrebbe potuto far scadere Short Skin in una sorta di American Pie all’italiana, dove al posto della torta di mele troviamo un polpo, il regista è bravo a sfruttare le peculiarità di un approccio nostrano più complesso e decisamente meno patinato. Fotografia e scelte musicali strizzano forse più l’occhio ai film indipendenti americani, anche se il prodotto made in Toscana ha atmosfere meno cupe e una struttura più lineare.
I problemi di Edoardo, come le piccole fragilità e debolezze dei personaggi secondari, sono salutari. Un po’ di insicurezza, un po’ di solitudine, una diffusa necessità di affetto, ma tutto sommato i personaggi appaiono sani e vitali. Anche la famiglia di Edoardo, nonostante la passeggera o duratura crisi di coppia dei genitori, è un nucleo accogliente e equilibrato.
Short Skin è una commedia che funziona e, senza la pretesa di essere un’opera d’arte, riesce a intrattenere in maniera intelligente. Leggera ma non banale, parla di sesso senza falsi pudori o facili volgarità. Nessuna ricerca estetica esasperata, ma una bella cura nelle inquadrature, rendono il primo lungometraggio di Chiarini un’opera decisamente convincente.