Lezioni di cinema: Mario Martone – Prima Parte

In occasione della rassegna Frontiere – La prima volta che si è tenuta a Bari il mese scorso ho avuto la possibilità di ascoltare il regista Mario Martone che ha parlato delle sue ‘prime volte‘. Ecco, in queste nuove puntate della rubrica delle lezioni di cinema, quello che ha detto.

Nato a Napoli nel 1959, Mario Martone è regista e sceneggiatore di cinema e teatro. Tra i suoi film più importanti c’è sicuramente L’amore molesto ed il più recente Noi credevamo, sceneggiato in collaborazione con lo scrittore Giancarlo De Cataldo. Il film, uscito inizialmente in poche copie, grazie anche al passaparola ha avuto un notevole successo.

Gli esordi e le frontiere

In un incontro di una rassegna che si chiama Frontiere mi trovo davvero a mio agio perchè in realtà tutto il mio lavoro è sempre stato di frontiera: ho cominciato infatti giovanissimo, avevo 17 anni quando ho sperimentato la mia prima regia. Negli anni ’80, ho fondato invece un gruppo teatrale che si chiamava come il titolo di un film di Wim Wenders, Falso Movimento.

Nel video che segue Martone racconta la nascita della sua passione per il cinema

La mia passione artistica è sempre stata sui limiti, sugli incroci tra i linguaggi quindi per me è stato sempre importantissimo il rapporto dell’arte visiva con la musica che oggi coltivo molto attraverso le regie di opere liriche ma anche grazie alle colonne sonore dei miei film che hanno sempre un’importanza enorme.

Noi credevamo per esempio ha una colonna sonora fatta con le musiche di Verdi, Bellini, Rossini ed è una parte importantissima del film.

Il regista Mario Martone

Il primo film: Morte di un matematico napoletano

Frontiere è intesa anche come scelta, modo, sguardo sul racconto. Il palazzo in cui stiamo chiacchierando per esempio (il palazzo delle Poste di Bari n.d.r.) mi ricorda il mio primo film, Morte di un matematico napoletano, nel quale una delle scene è girata proprio nel palazzo delle poste di Napoli che è molto simile a questo.

Nel video che segue Martone parla del suo esordio alla regia con Morte di un matematico napoletano

Noi credevamo

Noi credevamo si avvicina molto al mio primo film anche per le difficoltà che ho avuto in fase di lavorazione. Io non sono un appassionato di storia, la conosco, mi piace, ma non più di tanto. Della storia italiana dell’800 poi, ne sapevo anche meno dato che mi aveva sempre piuttosto allontanato perchè ero, come credo la grandissima maggioranza dei miei concittadini, piuttosto annoiato di fronte al Risorgimento come viene trasmesso a scuola.

Quello che all’incirca viene trasmesso è la nascita del paese fatta in un mosaico progressivo dove si intuisce che c’erano delle anime diverse ma che poi si è formato in maniera positiva assorbendo tutte le diverse anime che sono diventate delle figure con le barbe in un Pantheon che è poi quello che dovremmo onorare e venerare.

E’ per esempio certo che c’è stato un tentativo di Repubblica a Roma però è una pagina tenuta abbastanza in ombra ed è molto difficile dallo studio scolastico avere un’idea di quel periodo secondo me molto appassionante.

Oscar Iarussi, presidente di AFC, e Mario Martone

Termina qui la prima parte della lezione di cinema di Mario Martone. Continua a leggere la seconda parte.

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