Estate ricca di uscite cinematografiche e televisive per i fan dell’universo Marvel: dal 10 agosto su DisneyPlus è disponibile I am Groot, serie animata con protagonista il mitico componente dei Guardiani della Galassia. E solo una settimana più tardi arriverà anche l’attesissimo She-Hulk: Attorney at Law.
La prima stagione di I am Groot, creata da Ryan Little e diretta da Kirsten Lepore, consiste in cinque divertenti corti che seguono le avventure (e disavventure) del buffo compagno di Rocket, Drax & co. La sua voce, nella versione originale, gli è sempre prestata da Vin Diesel – in questo caso, comicamente in modalità bambino piccolo o alberello (antropomorfo) che dir si voglia.
I am Groot
Per i pochi che hanno bisogno di un “riassunto delle puntate precedenti”, Groot (Vin Diesel) si era sacrificato per proteggere i suoi amici alla fine di Guardiani della Galassia: Vol. 1, esplodendo in mille pezzetti.Uno dei tanti pezzi era stato raccolto e premurosamente ripiantato, e da quel rametto era rinata una sua “nuova versione”: Baby Groot, appunto.
La serie è posteriore a questo evento. Riparte in un momento imprecisato nel tempo in cui Baby Groot è addirittura ancora dentro il suo “vaso di rinascita”. E segue il protagonista in alcune sue avventure, la maggior parte delle quali si svolgono all’interno dell’astronave dei Guardians. Ma non solo.
Baby Groot, anche se non appartiene alla specie umana ma a quella di una sorta di alberi senzienti originari del Pianeta X, è in tutto e per tutto simile ai piccoli terrestri. In particolare nella sua capacità di mettersi nei o di combinare guai. E infatti ne combina un discreto paio nei vari episodi. Rivelando però anche un numero non indifferente di altre qualità, come un gran spirito di osservazione, una notevole creatività artistica, una certa intraprendenza, la capacità costante di proteggere i suoi amici… e pure una non trascurabile tendenza agli scoppi di rabbia.
Gli episodi sono troppo pochi e troppo corti per rivelare di più, ma vi basti sapere che in uno di questi parteciperà anche Rocket (con la sua voce originale, di Bradley Cooper), e in un altro ci sarà un cameo di James Gunn (il controverso regista e scrittore della trilogia Guardians of the Galaxy), nel ruolo di nientepopodimeno che… la voce di un orologio da polso!
Divertente, veloce, ben fatto: una serie di chicche per gli aficionados del personaggio
James Gunn aveva già perentoriamente affermato che Baby Groot non fosse lo stesso Groot del primo volume (per lui, irrimediabilmente morto). E si è affrettato a chiarire che I am Groot è una serie a sé stante, senza collegamenti imprescindibili con la trilogia da lui diretta. Quindi, non sarà alla ricerca di indizi o di anticipazioni sul Volume 3 di Guardians of the Galaxy che dovrete vedere la serie.
I am Groot è a tutti gli effetti parte della Fase 4 dell’MCU. Ed è la seconda serie animata in assoluto, dopo What if…?, che abbiamo visto quanto si sia rivelata importante per Dr Strange. Ma è godibile a prescindere dal resto del sempre più intricato universo Marvel.
Sì, ci troviamo dopo i fatti del Volume 1. Sì, siamo sull’astronave dei Guardiani. Sì, intravediamo Drax, vediamo Rocket, e intuiamo la presenza degli altri. Ma, alla fine, tutto questo non importa. E anche se non sapessimo niente di ciò che è stato prima, e non ci interessasse scoprire in anticipo ciò che verrà dopo, la serie sarebbe altrettanto piacevole.
Perché è realizzata benissimo, con quel fotorealismo di cui Lightyear è stato un esempio eclatante – e non l’unico. Perché Baby Groot è la quintessenza dell’essere “carino e coccoloso” di madagascariana memoria. L’emblema di ciò che sedicenti influencer definirebbero, tra gridolini, “Sooo cute!!!”. L’apoteosi del kawaii. Giusto per meritarmi a pieno titolo un paio di schiaffoni ben dati da coloro in grado di comprendere il riferimento al Nanni Moretti di Palombella Rossa. Insomma, tenero in maniera irresistibile.
E anche perché ha quella comicità mista a poesia mista a rapidità che solo i corti sanno darti. Fin dall’inizio, in cui la mitica sigla Marvel è svelocizzata col telecomando da un Baby Groot curioso e tocchesino. Con grandi occhioni che invadono lo schermo.
I cinque episodi visti in anteprima
I cinque episodi, che abbiamo visto in anteprima, scorrono veloci, freschi, divertenti, e lasciano tutti con un sorriso. Scopriamo altri lati del carattere e della personalità di Groot ridiamo delle sue reazioni, simili a quelle dei suoi coetanei umani. Ci inteneriamo per le sue espressioni, ci divertiamo a vedere i suoi pasticci. Lo seguiamo quando va in avanscoperta nell’astronave, curiosi più di lui di vedere ciò che trova. Lo ammiriamo vestito da damina, lo sorprendiamo in modalità nuovo Gulliver. Lo rispettiamo per le sue mosse dance che John Travolta, levate!
Insomma, in cinque brevi episodi entriamo davvero in tutto un mondo fantasioso (e lievemente solitario), che solo un bambino (figlio unico) può avere.
I corti sono quasi interamente senza parole, a parte il cameo di Rocket e, in un altro episodio, un breve intervento di uno strano intruso. E, certo, l’orologio da polso magistralmente interpretato da Gunn, ovvio.
Oltre a questo, l’ormai iconica frase “I am Groot”, pronunciata qua e là con diversa intonazione. Per far capire il necessario alla faccia dei detrattori del “non-detto”. Sarà davvero divertente vedere, nei making-off Assembled che di norma seguono le serie Marvel su DisneyPlus, Vin Diesel alle prese con le varie sfumature della monofrase versione Baby Groot. Come afferma il trailer, chi meglio di lui poteva d’altronde interpretare un eroe “di poche parole”?
Bilancio finale di I Am Groot
L’unico grande difetto? Cinque episodi sono davvero troppo pochi, in particolare vista la durata di una manciata di minuti di ognuno di loro. Non fai a tempo ad apprezzarli che già ne vorresti di più.
Iconica.