#Alive: la pandemia di Cho Il-hyung

#Alive è un film del 2020 diretto da Cho Il-hyung. Protagonista dell’opera è Yoo Ah-in, attore sudcoreano.

#Alive
La locandina ufficiale di #Alive

Basato sulla sceneggiatura di Alone (Matt Naylor), il debutto del lungometraggio all’interno del catalogo Netflix è stato folgorante: tra le pellicole più viste sulla piattaforma. Il successo in termini di pubblico si è poi tradotto in pareri positivi anche da parte della critica.

#Alive

Un virus altamente contagioso sembra propagarsi con estrema rapidità. Gli effetti sull’uomo si rivelano a dir poco dannosi e la città è nel panico. Joon-woo, noto streamer sul web, sarà costretto a barricarsi in casa per sfuggire alle orde d’infetti che minacciano il quartiere.

Trailer ufficiale di #Alive

Lockdown

L’isolamento architettato dal cineasta presenta risvolti intimisti. Infatti, oltre alla rappresentazione filmica di ciò che stiamo vivendo, traspare l’intento di sviscerare (è proprio il caso di dirlo) un personaggio alle prese con una blindatura forzata. Attorno al protagonista ruota la narrazione: tanto impegnata a sfumarne l’interiorità, quanto a innescare contatti con l’ambiente esterno. In relazione agli eventi, lo spettro emotivo va a modificarsi. Da sequenze drammatiche si passa a tinte ironiche, per poi sfociare in fasi riflessive che spezzano il ritmo e la spirale di violenza. In sintesi, un continuo saliscendi che impatta positivamente sulla fruibilità della produzione, supportata da una convincente poliedricità dell’attore.

#Alive
Joon-woo in una delle sequenze del film

Distanziamento sociale

Il mezzo cinematografico ritrae il potere che la tecnologia esercita nel quotidiano. Il rapporto tra quest’ultima e Joon-woo tratteggia l’essenza dell’intero girato, ponendo l’accento sull’effettiva utilità che ne deriva. Nello specifico, s’innalzano droni per scongiurare eventuali pericoli (e anche per impreziosire il comparto tecnico) oppure si ricorre a trasmissioni d’emergenza per richiedere aiuto. Ma è proprio quando la tecnologia viene a mancare che si riscopre l’importanza dell’interazione fisica col prossimo. Il punto della scrittura è dunque esplicitato: un giovane dedito ai frutti del consumismo si rivolge a una primordiale “connessione”, scovando in essa uno spiraglio di salvezza. Per sopravvivere, dunque, è necessario ridurre le distanze. Sinistramente paradossale se ci si sofferma sulle condizioni attuali.

La camera high tech del protagonista

Virus

L’aspetto orrorifico della prima fatica di Cho Il-hyung, acquisisce concretezza mediante spazi angusti e corridoi occupati massicciamente dalle temibili figure. Seppur nulla risulti particolarmente memorabile, è fuor di dubbio che alcune sequenze notturne arricchiscano la costruzione della suspense. Efficace il make-up, ma meno l’ibridazione tra horror ed action. Purtroppo, il sangue utilizzato appare insufficiente agli occhi di un amante del genere e la truculenza tipica del filone viene a mancare in più di un’occasione. Fortunatamente, i filtri della fotografia restituiscono un forte senso di desolazione, soprattutto quando sono gli esterni ad essere inquadrati. Nel complesso, il prodotto gode di buona fattura. Lontano sia dai capisaldi del genere che dall’anonimato totale.

L’orda di infetti

#Alive: buona la prima!

La macchina da presa non indugia su primi piani e riprese larghe, cosicché l’appartamento del nostro sembri ancor più vacante. Lo spazio è altresì occupato dagli arredamenti e nulla più, salvo il ripresentarsi del corpo del character. Guizzi e virtuosismi cedono il passo a un montaggio che dilata i tempi, per poi farsi più serrato nell’ultimo segmento. L’idea di rendere concitate alcune scene ben si sposa con i gusti del pubblico più giovane. L’aspetto tecnico quindi, si conforma alla sceneggiatura: pochi elementi vanno a comporre una narrazione che abbraccia la semplicità. Per concludere, il debutto dell’artista coreano strizza l’occhio alle produzioni dei propri connazionali e alle opere videoludiche dell’ultimo decennio. Di nuovo, la settima arte costituisce una metafora per raccontare l’uomo e ciò che lo circonda, soffermandosi nello specifico su due tematiche attuali: tecnologia e pandemia. Infine, #Alive assembla intrattenimento e analisi sfruttando efficacemente un filone evergreen.

Grazie per l’attenzione! Continua a leggere gli articoli della Rubrica Horror da me curata.

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