Reduce dai successi in Francia e Germania arriva sugli schermi italici il film Non sposate le mie figlie, una divertente commedia sugli effetti della globalizzazione nelle famiglie.
Non sposate le mie figlie: Quando la famiglia è troppo liberale
Notaio che si professa gollista alleva le sue quattro figlie all’insegna dei parametri classici della cultura francese di impronta voltairiana: laicismo, apertura mentale e tendenze liberali. Peccato che le ragazze prendano troppo alla lettera gli insegnamenti ricevuti facendosi impalmare da uomini appartenenti alla seconda generazione di francesi.
I tre generi sono quindi un ebreo fanfarone, un avvocato algerino musulmano e un dirigente di banca cinese. Gli incontri familiari sono all’insegna del pregiudizio stereotipato e terminano inequivocabilmente con litigi e incomprensione ma il precario equilibrio rischia di scoppiare quando l’ultimogenita decide di sposare un giovane di provata fede cattolica ma decisamente “abbronzato”.
In sintesi la trama della commedia di Philippe de Chauveron Non sposate le mie figlie prende in giro i principi che ormai sono nel DNA di ogni francese ma che fanno a pugni con un’altra caratteristica tipica dei nostri cugini d’oltralpe e cioè un fiero chauvinismo.
Siamo tutti razzisti?
Di primo acchito i più tradizionalisti e all’antica della famiglia Verneuil sembrerebbero i due genitori, notaio e consorte che pur nascondendosi dietro la patina di borghesi liberali in realtà sono decisamente conservatori ma anche i giovani mariti delle ragazze sono al contempo vittime e carnefici di stereotipi antichi. La parte più esilarante ma anche, come in ogni commedia, più drammatica è quella che vede entrare in scena Charles, di buona famiglia, cattolico osservante e ivoriano.
La sua famiglia, tra madre grassa e padre severo con l’innesto della sorellina sempre messa a tacere, sembra uscita da una sit com “coloured” a stelle e strisce ma riesce a divertire nella versione italiana per l’azzeccato doppiaggio dei genitori di Charles. La lezione del finale spiega come la paura del diverso generi in tutti una sorta di razzismo più o meno malevolo, spiegato da madame Verneuil con la teoria della fobia per i topolini. Finale ovviamente a tarallucci e vino e spettatori soddisfatti.
Perché il film piace
Ironico quanto basta all’insegna del castigat ridendo mori, supportato da una sceneggiatura senza sbavature e con dialoghi intelligenti à la manière française, il film Non sposate le mie figlie si avvale di attori di vecchia scuola con in testa il protagonista, il collaudato Christian Clavier ma anche di attori giovani con un valido physique du rôle e ancora una volta la Francia insegna.