Benvenuto, lettore. Prima di iniziare vorrei dirti subito cosa leggerai in queste settimane estive all’interno di questa rubrica. Partirò dai film, dalla vita, dallo stile del grande regista visionario Tim Burton per andare indietro nel tempo alla ricerca di quelle pellicole, quegli attori, quegli stili di regia che tanto lo hanno affascinato nella sua giovinezza da trasformare Tim Burton… in Tim Burton.
Ecco che allora queste pagine sono rivolte tanto a coloro che amano questo regista quanto a coloro che vogliono conoscerlo ed apprezzarlo di più, riscoprendo attraverso lui piccole o grandi perle del passato dimenticate o vivide ancora nella mente di ogni cinefilo. Se pensi che questo è quello che cercavi, possiamo iniziare. Pronti… partenza… via!
L’ombra di Vincent Price
Giunti oramai al nostro penultimo appuntamento con questa rubrica, non potevo non dedicare un intero articolo all’attore, all’uomo (già menzionato nelle puntate precedenti) che forse più di tutti ha influenzato lo stile, l’estro e l’immaginazione di Tim Burton riuscendo poi a lavorare con lui in due delle sue primissime produzioni: ovviamente non posso che parlare di Vincent Price.
Né parlerò analizzando soprattutto due delle pellicole cui è protagonista e che più hanno colpito il nostro regista: I vivi e i morti e La maschera di cera. Partiamo con quest’ultimo!
La maschera di cera
“La maschera di cera” è un film del 1953 per la regia di Andrè De Toth (Nevada Express, La città è spenta) e che venne distribuito in stereoscopica 3D (vari erano i primi esperimenti all’epoca, come quello più famoso dell’anno successivo: Il mostro della laguna nera) e inaugurò ufficialmente Vincent Price nel filone fantastico-horror.
La pellicola è un remake del film omonimo del 1933 e vi venne a sua volta fatto il remake nel 2005 che annulla quasi del tutto l’essenza del film a favore di una resa più teen e attuale.
Trailer originale del film:
Trama
Il professor Henry Jarrod (Vincent Price; I maghi del terrore, I dieci comandamenti), cultore del bello e dell’arte e scultore, apre un suo museo delle cere. Ma il suo collega incendia tutto per avere il compenso dell’assicurazione e Henry perde le sue sculture e rimane sfigurato. Impazzito, tempo dopo decide di riaprire un museo ancora più bello, dove però le statue di cera sembrano fin troppo reali…
Il museo delle cere
Particolarità di questo film è, oltre un ottimo Vincent Price, la prospettiva del cattivo durante tutta la pellicola, la sua evoluzione dal bene al male e i motivi che lo portano a tale difficile decisione. Le statue sono in realtà composizione della sua interiorità, del suo animo. Il museo che si costruisce con tanta fatica e che si vede distrutto davanti agli occhi è come la sua casa in cenere.
E quando capisce che non ha più nulla e nulla da perdere decide di non vivere più e di volgere la sua vita solo alla vendetta affinché il suo sogno posso tornare a esistere. Ma questa sua “realtà” non può esistere nella società in cui vive e quindi le conseguenze delle sue azioni non tarderanno a incombere su di lui.
I vivi e i morti
“I vivi e i morti” è una pellicola di pochi anni successiva, esattamente del 1960, per la regia di Roger Corman (Il pozzo e il pendolo, I maghi del terrore) che di qui in poi dirigerà Price in molte sue pellicole future oltre a stringere con lui una longeva amicizia.
In questa pellicola, la sceneggiatura è un adattamento dalla storia “La caduta della casa degli Usher” e sancisce l’approdo cinematografico di Corman agli adattamenti cinematografici dei romanzi di Edgar Allan Poe. Il primo di tanti, tra l’altro, motivo principale per cui viene ancora seguito, ricercato e conosciuto oggi.
Trama
La pellicola narra della storia d’amore nata tra Philip Winthrop (Mark Damon; Il figlio di Cleopatra, Johnny Oro) e Madeline Usher (Myrna Fahey; Il volto del fuggiasco) e della decisione del primo di sposarla. Contrario a questa unione è però il fratello di lei, Roderick (Vincent Price; Il ritorno dell’uomo invisibile, Il pozzo e il pendolo).
Trailer originale del film:
Quest’ultimo tenta di dissuadere Philip dallo sposare la sorella raccontandogli di orribili vicende e maledizioni che incombono sulla sua famiglia e sulla casa. In realtà lea verità su ciò che accade nella dimora sono assai peggiori di quanto non si possa pensare.
La magia di Corman
I motivi per cui apprezzare Roger Corman in questo film, e in generale nella sua carriera, è la sua capacità di raggiungere gli obbiettivi preposti nella realizzazione di un film malgrado i costanti budget bassissimi della casa di produzione.
La forza del film, oltre che nella messa in scena e nella scenografia (che sembra a momenti aver ispirato il paesello di Sleepy Hollow di Burton), sta nell’interpretazione dei quattro attori protagonisti (i due Usher, Philip e il maggiordomo) e la capacità del copione di creare paura e suspance sulla psicologia dei personaggi più che su motivi esterni o più espliciti.
Proprio dall’ottimo soggetto del romanziere Poe né viene fuori una pellicola che deve essere lodata malgrado poteva dare visivamente molto più (con un budget maggiore sin dal principio). Inoltre qui, Vincent Price eccelle su tutti.
Derivazioni Burtoniane
Il rapporto che nacque tra Tim Burton e Vincent Price è quello che vorrebbe qualunque regista o attore col proprio idolo. Seguito in ogni film sin da ragazzino, Vincent Price era un’icona, un simbolo, per il giovane Tim. Un simbolo di un genere, quello horror/drammatico/fantastico, che lo affascinava tanto da farlo totalmente suo. La nebbia, il semibuio, le ombre, la psicologia dei personaggi, le luci psichedeliche e un continuo innesto di scenografie gotiche e messe in scena macabre.
Tutto quello che noi oggi identifichiamo con Tim Burton, lui lo identificava nella maggior parte dei film con Vincent Price. Puoi allora capire quanto fu felice quando, nell’autunno del 1981, gli venne dato un piccolo finanziamento per creare il suo primo progetto: il cortometraggio in bianco e nero e in stop-motion Vincent.
Ti ripropongo il corto “Vincent” (1982):
Un corto che nasceva da una sua stessa poesia scritta tra i vari disegni che era costretto a fare lavorando per la Disney e dove alla base si può riconoscere il cinema di Corman, il citazionismo a film come Il gabinetto del dottor Caligari e all’espressionismo tedesco, i romanzi di Edgar Allan Poe e soprattutto la somiglianza del suo protagonista con lo stesso Burton e la sua voglia di somigliare quanto più possibile proprio a Vincent Price. Quando quest’ultimo vide il progetto accettò subito di esserne la voce narrante e, naturalmente, l’opera ebbe molte più possibilità di essere notata per permettere poco dopo a Burton di realizzare il suo secondo corto, il primo in live-action, Frankenweenie.
“Vincent” in lingua originale, con la voce narrante di Vincent Price:
Malgrado si tennero sempre in contatto, e l’eccitazione di Burton non cessò mai di calare, Vincent Price tornò a collaborare con lui in Edward Mani di forbice, nel 1990. Purtroppo le sue condizioni di salute erano peggiorate parecchio e il copione venne riscritto per diminuire l’ampia parte del personaggio di Price. L’attore morirà solo tre anni dopo. Ma Burton fece tesoro di ogni suo momento con il suo mentore e di certo fu un ottimo modo di iniziare la sua carriera che verrà poi confermata con questo film e con il coetaneo, o quasi, Batman (e seguito).
Se non hai visto nessun film di questo fantastico attore, Vincent Price, è quindi principalmente questi due che ti suggerisco questa settimana. E ti consiglio anche di vedere Il pozzo e il pendolo, I racconti del terrore o La maschera della morte rossa.
Per il resto, ti aspetto il prossimo Giovedì per il nostro ultimo appuntamento con questa rubrica con un film molto particolare e più recente e un’ esame più attento su Burton per concludere questo nostro discorso sui film che lo hanno influenzato di più.
E senza ombra di dubbio, ti auguro sempre i sogni più oscuri e macabri!
Lista dei film visionati nelle scorse settimane:
1- Frankenstein e La moglie di Frankenstein
2- L’evoluzione di Dracula il vampiro
3- Il mostro della laguna nera
6- La terra contro i dischi volanti
8- Willy Wonka
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