Per il quarto anno consecutivo Pasta Garofalo ha deciso di investire nel cinema con un nuovo cortometraggio. Dopo Alchimia del gusto di Edo Tagliavini, Questione di gusti di Pappi Corsicato e Armandino e il madre di Valeria Golino è stato chiamato in Italia nientemeno che il regista Terry Gilliam. Io ho chiesto le impressioni sul set al regista Nico Cirasola, uno dei protagonisti del corto.
Un cortometraggio commissionato al grande regista Terry Gilliam (autore tra gli altri dei film sui Monty Python, L’esercito delle dodici scimmie, Paura e Delirio a Las Vegas e Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo) senza alcuna condizione eccetto la sintonia con il progetto e Napoli come scenario.
E’ nato così The Wolly Family (gioco di parole tra Holy, sacra e Whole intera), cortometraggio di 15 minuti, ora in post-produzione girato nello stile della commedia dell’arte. Protagonisti del corto Douglas Dean, Cristiana Capotondi e il piccolo Nicolas Connolly che interpretano una famiglia in cui il figlio, dopo l’ennesimo litigio dei genitori, ruba un pulcinella e si ritrova in una dimensione onirica.
Ad affiancare i tre protagonisti tanti pulcinella (tra cui troviamo Antonino Iuorio e Renato De Maria) e il medico delle bambole interpretato dal regista Nico Cirasola che ho intervistato per l’occasione. Ecco quello che mi ha raccontato.
Nico, innanzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Come sei arrivato sul set di Gilliam?
Era il periodo del BIF&ST e mentre ero vicino al Petruzzelli mi ha chiamato Gabriele Oricchio, il produttore esecutivo della Pasta Garofalo che è mio amico. Terry Gilliam sta impazzendo su un personaggio, il dottore delle bambole. Nei quartieri storici di Napoli c’è infatti L’ospedale delle bambole, una casa fondata nel 1899 e curata ancora oggi dalla nipote del fondatore.
Devi mandarmi una foto perchè ti ho descritto a Gilliam. Io non avevo foto e ne abbiamo mandato una che aveva fatto mia figlia con un Iphone. Dopo cinque minuti mi richiama, puoi venire a Napoli? Gilliam è impazzito, gli piaci molto.
Ovviamente per me è stato un onore stare sul set di Terry Gilliam: anche se è un cortometraggio lo ha infatti girato con tutti i mezzi possibili e con i suoi collaboratori abituali Gabriella Pescucci per i costumi e Nicola Pecorini per la fotografia. Sono stato 4 o 5 ore con la Pascucci e mi hanno fatto una pettinatura a banana.
Tra l’altro, tra gli attori presenti, a parte i protagonisti, sono uno dei pochi non mascherato perchè gli altri sono tutti dei Pulcinella. Abbiamo girato all’interno di questo originale ospedale: ci sono bambole di ogni tipo, meccaniche, di plastica, di porcellana. Ho poi approfittato dell’amicizia di Tonino Zangardi e Gabriele Oricchio per rimanere lì ad aiutare Zangardi a curare il backstage e sono rimasto per tutto il periodo delle riprese.
Ma con Gilliam ci hai parlato? Com’è stare con lui sul set?
Siamo stati a chiacchierare, gli ho dato i miei film, tra l’altro lui viene spesso in Italia e non era la prima volta che ci incontravamo. Gli ho anche detto che il mio cinema (l’Elia a Corato) è stato il primo in Puglia proiettare Paura e delirio a Las Vegas e a credere nel film ed ebbe inaspettatamente un enorme successo: i ragazzi vennero da tutti i paesi limitrofi e la prima sera mi trovai con la sala piena. Era atteso dai giovani, c’era stato un passaparola enorme ai tempi in cui internet non era così diffuso.
Avevo già incontrato Gilliam a Cinecittà quando lui stava girando Le avventure del barone di Münchausen mentre io giravo Odore di pioggia. Lui si attorniava di molti giovani, anche italiani e tanti alle prime esperienze: con uno di questi che faceva l’assistente alla regia riuscii ad entrare e ad assistere alle riprese nonostante il set fosse blindatissimo. Quel film fu molto discusso soprattutto dal punto di vista economico: Gilliam litigò anche con il produttore Thomas Schühly per alcune sue pretese eccessive.
A Napoli ho invece notato che si è adeguato, aveva visto che il budget era ridotto e secondo me ha rinunciato a qualcosa, capendo la situazione odierna. Aalcune voci di corridoio dicevano che lui avrebbe voluto far volare nella Grotta della Sibilla Cumana tutti i Pulcinella, ma sarebbe stata una scena molto costosa. Tra l’altro la grotta è stata aperta apposta per il film perchè non è aperta al pubblico. In ogni caso ha girato lì dentro delle scene magiche.
Il film poi è girato in digitale con macchine di ultimissima tecnologia. Io ho assitito a tutte le riprese, sono stato tutta la settimana. Gilliam è una persona squisita, rispettoso di tutti: a volte vedi dei ragazzotti che hanno fatto un cortometraggio e si sentono arrivati invece lui è di una semplicità disarmante e di una capacità creativa straordinaria. Spesso poi realizzava fisicamente delle scene non delegando altri. Momento per momento ho potuto osservare la sua creatività: era l’ultimo ad andare via dal set, non ho mai visto snobbismo da parte sua, anche se, in fondo, stava facendo un cortometraggio.
Quando lo vedi girare ti accorgi che è uno che lo fa con grande passione senza risparmiarsi mai (ha 70 anni), non ha mai avuto un cedimento, è sempre stato pieno di energia. Il suo è un cinema surreale, molto simile a quello di Fellini fatto di sogni, e non di quotidianità. Io mi ritrovo molto in questo tipo di cinema: anche quando ho raccontato gli albanesi o cercato di trovare quella mediazione visiva, visionaria e narrativa che non si lega al realismo crudo che a me non piace.
Concludo ringraziando il regista Nico Cirasola per la sua disponibilità e rimandando i lettori di cinemio alla recensione di The Wolly family ed Armandino e il madre e all’intervista ad Edo Tagliavini, regista di Questione di gusti.