La figlia oscura _ stare soli e pensare

La figlia oscura il primo lungometraggio diretto da Maggie Gyllenhaal. Con Olivia Colman, Jessie Buckley e Dakota Johnson. Dal 7 aprile al cinema.

La figlia oscura
poster del film

La figlia oscura, un film introspettivo

Leda (Olivia Colman), una donna che approda su un’isola, per una vacanza in solitaria. Forse strano, fare una vacanza da soli, forse ancora più strano se a farla è una donna.
E propio durante questa vacanza in solitaria, si riscopre a ripercorre la sua vita, a ripensare a quello che ha fatto, come l’ha fatto e cosa poteva fare di diverso. Cose casuali che succedono alla famiglia che è in vacanza vicino a lei, che le fanno tornare alla mente episodi che pensava ormai dimenticati.
E più il film procede, più scopriamo di questa misteriosa donna, una donna come tante, che nella vita ha affrontato e affronta ancora sfide e responsabilità. E un gesto istintivo che fa, rubare una bambola a una bambina, che aprirà vecchi ricordi e nuovi interrogativi.

Trailer del film

Degli avvenimenti casuali che scatenano improvvisi ricordi

Olivia Coman, protagonista indiscussa di tutta la pellicola. Una donna ora sola, che ricorda il passato, quasi una fuga, un’espiazione del passato. Delle volte che si è sentita troppo soprafatta dalla vita, per dare il giusto tempo alle figlie, delle volte che si è sentita messa in disparte come donna, come persona, per dover soltanto essere madre.
E questa vacanza, vedere un’altra donna alle prese con quello che lei a affrontato, fa riaffiorare in lei ricordi.
La sfida continua con le figlie, quando erano ancora delle bambine e le figlie oggi, che quasi non fanno più parte della sua vita…

Rapporti madri-figlie, questo il tema principale del film, visto da angolazioni diverso, visto come sfida, ma anche come traguardo. Il film in se è molto lungo e ripetitivo, e non è facile seguire tutta la vicenda, a volte mostrata in maniere molto fredda e distaccata. Diciamo pure che empatizzare con la protagonista non è per nulla facile. Dura troppo a mio avviso, ma del resto ora la moda è fare film che superino ampiamente l’ora e mezza. Forse dei tagli netti qui e li avrebbero aiutato.

La figlia oscura
THE LOST DAUGHTER. DAKOTA JOHNSON as NINA. CR: COURTESY OF NETFLIX

La figlia oscura, tratto dall’omonimo libro di Elena Ferrante, è un film molto introspettivo, un film che a volte assume toni quasi da indagine poliziesca, con dei veri e proprio interrogatori, celati da buone maniere. Una storia sull’essere madri con gli alti e i bassi, con il peso e le soddisfazioni. Un film molto introspettivo, con lunghi silenzi e tante cose non dette, un film da vedere, se siete nel mood giusto, o vi sembrerà interminabile. Perché ovviamente, anche questo film, seguendo il mood del momento dura 2 ore.

Dal libro al film, quando la base viene trasposta…

La figlia oscura, tratto dall’omonimo libro di Elena Ferrante, edito in Italia da Edizione E/O.
Lo ammetto, prima ho visto il film, poi, incuriosita, ho deciso che volevo leggere anche il libro. Non ho mai letto nulla di Elena Ferrante, ma conosco l’alone di mistero che avvolge la scrittrice e i suoi libri.
Non ho mai letto nulla, ma in questo caso, la curiosità ha preso il sopravvento, e mi sono detta, perchè non provare?
Dopotutto nel film, ci sono dei passaggi che ho proprio pensato che su carta rendevano di più, e così è stato.
La versione stampata ha una potenza descrittiva e immaginativa, che, per quanto il film ci provi, per quanto Olivia Colman sia pazzesca… Sulla carta è meglio.

foto di Paola

Scusatemi se non l’ho letto ancora tutto, quindi la mia è una visione parziale dell’opera, ma devo dire che, da quel che ho letto, vale la pena continuare. E’ un libro breve, ma vi assicuro che non è così “facile” come può sembrare. Si certo, si può leggere d’un fiato, senza pretese, ma… Ma se ci sofferma su alcuni passaggi, sulla scelta di affrontare certi argomenti, sulla visione della maternità e della donna… Ci si ferma, e finito di leggere, ancora nella mente vagano delle domande.
C’è questa donna Leda, che pagina dopo pagina si mette a nudo, si racconta, si spiega.
C’è la maternità come tema centrale, quasi un trittico formato da donne diverse, ognuna madre a suo modo. I simboli non mancano, i salti temporali nemmeno, ma c’è la rabbia raccontata da un’amica quasi.
Ecco, è come leggere il diario intimo di un’amica, una di quelle con cui non si hanno segreti e filtri, che senza veli, senza buonismo ti racconta le cose belle e le cose brutte, oppure, sceglie di non dirti proprio nulla. Perchè tra amiche, certe volte, anche i silenzi hanno parole.
La figlia oscura, il primo libro di Elena Ferrante che ho letto, grazie ad Edizioni E/O, mi ha convinto, molto più del film.

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