Quartet, una poesia in musica per Dustin Hoffman

di Igor Riccelli

Cecily, Reggie e Wilfred, tre anziani cantanti d’opera, vivono in una casa di riposo per artisti. Ogni anno il 10 ottobre viene organizzato un concerto per celebrare la nascita di Verdi e i tre vi prendono parte. All’improvviso Jean, ex moglie di Reggie, arriva alla casa di riposo sconvolgendo l’equilibrio dei suoi ospiti. La donna si comporta ancora come una diva, ma rifiuta di esibirsi. Lo spettacolo, però, andrà avanti anche senza di lei.

L’opera è una persona che viene pugnalata alle spalle e anziché morire canta. L’opera rende le emozioni libere.

Dustin Hoffman, dopo cinquant’anni di successi internazionali e due Oscar (Kramer contro Kramer nel ’79 e  Rain man nel’89), decide di misurarsi dietro la macchina da presa con Quartet, un film corale ambientato in una casa di riposo per musicisti. Il risultato è pura poesia. Il film uscirà il 24 gennaio nelle sale e per nessun motivo dovrete perdervelo.

Quartet è una sinfonia perfetta di musica, colori e stati d’animo. Dustin Hoffman dona alla sua prima pellicola da regista una leggerezza e una profondità assolutamente squisite. Ottime le prove degli attori: l’icona Maggie Smith, su tutti, rende giustizia a un personaggio (Jean) sfaccettato e carico di pathos, egregiamente accompagnata da un ironico quanto spavaldo Billy Connolly (Wilf) e da due altrettanto grandi Tom Courtenay e Pauline Collins.

Le note pervadono quasi ogni fotogramma, trasformando quella che poteva essere una semplice commedia leggera in una riflessione sulla terza età, sull’amore, sul presente e sul passato, sulla speranza. Quartet è un meraviglioso inno alla vita. Difficile enumerare tutti i temi toccati da una sceneggiatura ariosa, completa, che irradia luce in mille direzioni: oltre a quelli già citati, il valore della memoria, la paura di non essere più all’altezza del palcoscenico (che è la vita), la paura di non essere più quelli di una volta, del tempo che fa sfiorire tutto ma non l’amore.

Tanti, troppi gli spunti, le emozioni per una commedia squisita, che fa presagire una grande carriera per il laureato della macchina da presa. Educare alla visione dei film è come educare al cibo e vedere Quartet è stato come assaporare un buon formaggio con un corposo vino rosso. Non importa se non siete abituati, se non vi piacerà sarà solo perché non avete fatto buon esercizio in passato. Ma siete ancora in tempo. Iniziate a godere del buon cinema.

Quartet: reinventarsi per ricominciare a vivere

di Luca Arcidiacono

Annunciato da tempo e presentato all’ultimo, recente, Torino Film Festival, arriva il 24 Gennaio in tutte le sale italiane il primo film da regista di Dustin Hoffman con un cast stellare: distribuito da Bim Distribuzione, arriva al cinema Quartet.

Trama

Cecily (Pauline Collins; Albert Nobbs, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni), Wilfred (Bill Connoly; I fantastici viaggi di Gulliver, Lemony Snickets – Una serie di sfortunati eventi) e Reginald (Tom Courtenay; La bussola d’oro, L’ultimo bicchiere) vivono in una elegante quanto vivace casa di riposo per cantanti lirici.

L’arrivo di una nuova ospite, Jean (Maggie Smith; Harry Potter Saga, Gosford Park), stravolgerà i loro equilibri mentre continuano i preparativi per l’annuale spettacolo organizzato da Cedric (Michael Gambon; Harry Potter e i doni della morte – parte 2; The good sheperd) per raccogliere i fondi per il mantenimento della loro casa.

Reinventarsi

Trama abbastanza semplice quella scelta dal premio Oscar Dustin Hoffman per il suo approdo dietro la macchina da presa, trasposizione di un’opera teatrale scritta da Ronald Harwood. All’età di settantacinque anni l’attore di Los Angeles riesce a reinventare sé stesso e scoprire quanto in realtà cambi la prospettiva e la concezione delle cose passare dall’essere protagonisti di una scena all’esserne registi ed ideatori.

Al di là di vari tecnicismi e perfezionismi che esplicitamente si notano tra le scene, di chi ama sperimentare ciò che ha imparato e deve ancora trovare un proprio equilibrio, Hoffman sa cosa vuole raccontare e sa come esprimere emozioni e cosa cercare negli attori che ha scelto.

Gusto anglosassone

E qui si tratta di alcuni dei migliori attori e attrici inglesi contemporanee, cui fa capo una sempre più splendida (è vero che il vino più invecchia più è buono!) Maggie Smith, con accanto un irriverente e prorompente Bill Connoly, un sempre fantastico Michael Gambon e un profondo e rinnovato, dopo anni di assenza dal grande schermo, Tom Courtenay.

Ma anche i personaggi minori danno il loro contributo per rendere quanto più corale questa commedia fresca raccontata e vissuta da gente che i cinquanta li ricorda ormai appena ma che sembra essere più sveglia, attiva e viva delle nuove generazioni che non mancano all’appello ed alla visione del regista ma che sono qui spettatori ed uditori passivi di una magnificenza intellettiva, una dolcezza ed una saggezza dell’anima che sono consci di non poter ancora raggiungere.

Musica, parole e immagini

Quartet si distingue per la sua capacità di emozionare e far sorridere, complice una sceneggiatura ricca di dialoghi ben elaborati e di doti recitative molto alte. Si distingue per la sua fotografia ricercata e per la forza che ha avuto Hoffman di neutralizzare quanto più le tecniche di ripresa e montaggio americane e innestare il tutto in un angolo di paradiso totalmente britannico, con un buon risultato per un’opera prima.

La resa finale, se non eccelle, riesce a far passare al pubblico esattamente i temi per cui il progetto è nato e segna quindi, quasi come nota autoreferenziale, come il passare del tempo e degli anni non debba spegnere per nulla la voglia di continuare a combattere, a vivere, a provare nuove emozioni. E ciò vale per il regista quanto per i personaggi.

Perché non si può pensare alla fine di qualcosa quando ancora si è in gioco. Farlo sarebbe sbagliato… e proprio quello sarebbe il momento esatto in cui smettiamo di combattere e moriamo dentro.

Alcune clip in esclusiva:

Featurette dal film

 

 

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