I Grandi Maestri del Cinema: Quarto Potere

Continua la nostra rubrica I Grandi Maestri del Cinema con il preannunciato Quarto Potere di Orson Welles. Siamo nel 1940 ed un giovane Welles gira questa pellicola dal titolo originale Citizen Kane, la quale uscirà solo nove anni dopo in Italia, a Milano, e per appena tre giorni. Nonostante questo però si tratta di un film veramente geniale, andiamo a vedere perchè.

La storia

locandina ufficiale italiana del film Quarto Potere

Charles Foster Kane (Orson Welles), un magnate dell’editoria americana si spegne nel 1941 dopo essere stato per di più di 40 anni uno degli uomini più influenti e potenti di tutti gli Stati Uniti.

Thompson (William Alland), un cronista di una testata che sta curando un servizio speciale sulla vita del magnate cerca di scoprire l’essenza della personalità di Kane intervistando le persone che sono state più vicine e influenti nella sua vita e indagando su quale sia il reale significato di “Rosabella” (“Rosebud” nella versione originale), l’ultima parola pronunciata da Kane prima di morire.

L’analisi del film

altra locandina ufficiale del film Quarto Potere in lingua originale

Orson Welles dirige la sua opera prima appena venticinquenne e ne fa una delle migliori pellicole della storia, oltre a fondare un nuovo modo di intendere il cinema che influenzerà l’operato di tutti i più grandi registi che lo seguiranno.

Quarto Potere è un indagine giornalistica che scava nei meandri del profilo psicologico di un uomo ormai deceduto. Il ritratto di Kane che viene così composto è multiforme perchè dettato dalla soggettività di chi lo compie.

Thompson, proprio perchè intento a ricostruire e a dare un senso logico a questo complesso rompicapo senza fine, cerca delle chiavi di lettura semplici e delle scorciatoie, insistendo nel voler sapere il reale significato della parola “Rosabella”, percependo solo nel finale quanto possa essere una scoperta priva di significato nell’ottica generale di una vita di un uomo segnata dalla mancanza di affetti e dall’abbondanza di gratificazioni materiali.

Il racconto dell’esistenza del Signor Kane risulta essere quanto mai indefinito e frammentario, proprio perchè proviene dalla testimonianza di chi ha avuto un peso tangibile nella sua vita e che quindi continua ad avere un implicazione emotiva nei confronti di ciò che racconta.

Welles scrive un’opera fredda, cupa e impenetrabile; dove si pronuncia molte volte la parola “Amore”, senza che ce ne sia una reale presenza.

Kane vuole essere amato e apprezzato da tutti pur non riuscendo a donare niente, almeno sul piano affettivo, a chi gli sta intorno, questo perchè è ammaliato lui stesso dal suo genio e da come riesce a soggiogare la gente attraverso l’utilizzo della stampa scritta. Kane mente a se stesso, conducendo una vita che sembra moralmente ineccepibile, ma allontanando tutte le persone che gli stanno vicino perchè inorridite dal suo animo gelido.

Charles scava un solco inseparabile tra lui e la gente che dice di voler aiutare e di cui vuole difendere i diritti, si isola e si ritrova circondato da “cose”, da oggetti inanimati, gli unici che possono stargli vicino senza essere feriti e senza essere spinti dalla voglia di separarsi irrimediabilmente da lui. Accumula senza mai buttare niente per colmare quel vuoto affettivo, quella lacerazione interna originata dall’allontanamento troppo prematuro dai genitori e dai luoghi dove avrebbe dovuto vivere la sua infanzia.

Riconoscimenti

“Quarto Potere” si meritò ben nove nomination alla rassegna degli Oscar del 1942, vincendone solo uno per la sceneggiatura dello stesso Welles e di Herman J.Mankiewicz.

Dal punto di vista stilistico Orson Welles fa un diffuso utilizzo di flash-back per dare forma concreta ai ricordi delle persone che parlano della vita di Charles Kane e una programmata reintroduzione della profondità di campo (voluta dal sei volte nominato agli Oscar e Direttore della Fotografia, Gregg Toland) e del piano sequenza.

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