I colori della passione – The Mill & The Cross

Cosa accadrebbe se un dipinto del 1564 prendesse vita e raccontasse la sua storia?

Un perfetto e accurato brano di Storia dell’Arte dove i protagonisti di un quadro raccontano di sé oltre i confini della tela assumendo consistenza e percezione della propria esistenza.

Locandina del film

Questa magia è opera dell’indiscussa maestria e bravura del regista polacco Lech Majaweski, il quale riesce a dare letteralmente vita al capolavoro del pittore fiammingo Pieter Bruegel (Rutger Hauer) “La salita al Calvario” facendo sì che lo spettatore penetri – altrettanto letteralmente – all’interno di questa opera e della storia che narra. Il dipinto, infatti, riproduce la Passione di Cristo, ambientandola nel XVI secolo, sullo sfondo della repressiva occupazione spagnola nelle Fiandre.

"La salita al Calvario" di Pieter Bruegel

Il punto di fuga della narrazione è lo stesso pittore che, durante la lavorazione per la realizzazione del suo dipinto, racconta di alcuni personaggi che vuole inserire nella sua opera: un’eretica che viene sotterrata viva, la famiglia di un mugnaio, un venditore ambulante, due giovani innamorati cui spetta un terribile e crudele destino, sino ad arrivare alla donna che interpreterà la Vergine Maria e il dolore straziante della Madre (Charlotte Rampling).

Trailer del film

Le storie di tutti questi personaggi seppur apparentemente lontane le une dalle altre sono in realtà doppiamente e profondamente unite. Infatti, ognuna a suo modo, esse sono le protagoniste assolute del dipinto di Bruegel, contando oltre cinquecento personaggi, e tutte si avvicendano e si snodano durante la terribile occupazione spagnola.

L’unicità del film

Ciò che rende assolutamente unico questo film è la sua capacità di spiegare, di raccontare, di far capire la storia, i significati, i simboli, le metafore, i temi affrontati all’interno del dipinto e che poi ritroviamo ogni giorno nelle nostre vite. Nulla viene tralasciato e nulla viene reso complicato. Vengono mostrati i vari studi di Bruegel, sottolineando quale sia il tema e il messaggio che il pittore vuole lasciare al futuro e all’immediatezza del suo tratto. Il regista riesce, a sua volta, a ritrarre il pittore nel pieno della sua fase creativa mentre con gli occhi chiusi e il braccio teso davanti a sé traccia segni immaginari cui poi darà vita sulla carta e sulla tavola.

I colori della passione – The Mill & The Cros ha tra i suoi tanti pregi la perfetta abilità di servirsi positivamente di una meravigliosa opera d’Arte per affrontare temi universali e senza tempo quali quelli della religione, della libertà, del sacrificio, della Fede, della Vita e della Morte (entrambe rappresentate attraverso un cerchio sullo sfondo del dipinto). E si deve assolutamente ammettere che ci riesce benissimo.

Rutger Hauer in una scena del film

Una tecnica innovativa

Ma il merito è anche di una tecnica assolutamente innovativa, dopo tre anni di lungo lavoro, ricorrendo alle più avanzate tecnologie di grafica e del 3D. Il film di Lech Majewski diviene così una sorta di “terra di nessuno”, un luogo neutro dove convivono pacificamente le tecnologie del XXI secolo e la Storia del’Arte del Cinquecento. Magnifica è stata questa brillante intuizione del regista tanto da far guadagnare alla sua opera – dopo la presentazione alla scorsa edizione del Sundance Film Festival – importanti riconoscimenti a livello internazionale e mondiale.

Charlotte Rampling in una scena del film

Quasi un film muto?

I colori della passione – The mill & The Cross ha, infine, un’ulteriore peculiarità. Infatti, i dialoghi sono quasi inesistenti e il film viene accompagnato da una canzoncina petulante e ridondante e dai rumori della routine della vita quotidiana del luogo. Questo se da una parte rende lo scorrere del film a tratti più difficile, dall’altra fa sì che nulla distolga la nostra attenzione dalle immagini lasciandoci immergere nella totale visionarietà del regista. In realtà, anche quando si entra con la macchina da presa nella vita dei suoi personaggi.. per poi uscirne, con silenziosa educazione, alla fine del film..quando una lenta carrellata all’indietro ci fa abbandonare le Fiandre e ci riporta al presente, all’interno del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Ed è così che si lascia la sala dopo aver visto il film: in silenzio..con l’immaginazione ancora immersa in quei meravigliosi colori e nell’affascinante mente di Bruegel. Davanti a tale Arte, pittorica e cinematografica, è questo il miglior modo di rendere omaggio e rispetto.

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