Chiudi gll occhi - locandina

Chiudi gli occhi – All I see is you, thriller psicologico con Blake Lively e Jason Clark, diretto da Marc Forster

Esce in Italia l’11 luglio Chiudi gli occhi – All I see is you, thriller psicologico diretto da Marc Forster, il regista di Monster’s Ball, dello 007 Quantum of Solace e del discusso World War Z. Presentato al Toronto Film Festival 2016, ha come protagonisti Blake Lively e Jason Clarke.

Chiudi gll occhi - locandina

Chiudi gli occhi – locandina

Chiudi gli occhi – All I see is you

James (Jason Clarke) e Gina (Blake Lively) sono una coppia che vive in Thailandia, presumibilmente per il lavoro di lui. Lei è talmente dimessa che a stento vi si riconosce la Blake Lively di Gossip Girl: capelli castani, zero trucco, sempre a casa ad attendere il marito, anche quando torna ubriaco dopo uno – o più – drink con i colleghi.

Pur se non è subito chiaramente esplicitato, si capisce velocemente che la donna è cieca, o meglio ha una visione estremamente limitata anche se piuttosto intensa di colori e luci. Il mondo, visto dalla sua prospettiva – cosa che la camera ci induce spesso a fare – è quasi un’esperienza psichedelica. Gina dipende interamente dal marito, senza di lui sarebbe persa, come ci mostra chiaramente un’uscita in discoteca che si trasforma presto in dramma quando James si allontana un attimo e lei non lo ritrova fuori dai bagni.

La situazione cambia drasticamente quando la donna si sottopone ad un’operazione che le fa riacquistare in parte la vista dell’occhio destro – poiché, si scopre, la sua cecità è la conseguenza di un incidente d’auto accaduto quando lei era adolescente, che le è costato anche la vita dei genitori.

Ritrovata la vista, Gina ritrova la fiducia in se stessa: guarda per la prima volta il marito, rimanendo non propriamente esaltata da ciò che vede, guarda per la prima volta la se stessa cresciuta, rimanendo piacevolmente soddisfatta di essere Blake Lively e decidendo quindi di divenirlo fino in fondo. Addio ai capelli castani, agli abiti tristi, a niente trucco: si schiarisce i capelli fino a sfiorare il biondo platino, impara al primo colpo a farsi un make-up da urlo e rinnova consistentemente il guardaroba, virando senza indugio su di un abbigliamento notevolmente più sexy. È anche piuttosto curiosa, soprattutto a livello sessuale, come se aprire gli occhi sul mondo fosse per lei non solo una festa visiva di colori e forme dimenticate da tempo, ma anche una specie di nuova vita, un ritorno al momento in cui la sua si era fermata ed erano cadute le tenebre.

Torna in Spagna, luogo dell’incidente, dove vive la sorella, il bizzarro – a dir poco – cognato e il nipotino. Nel frattempo James vive parecchio male questa novella indipendenza della moglie, così come il suo ritrovato sex-appeal (e la sua disinibita curiosità a livello sessuale). Tra loro iniziano i problemi, l’insoddisfazione di lei, l’insicurezza e la gelosia di lui. Al che la trama prende una svolta thriller piuttosto incongrua, e si deteriora di pari passi con il rapporto tra i due. Ma tralasciamo ulteriori dettagli per non spoilerare.

Un’orgia visuale per una storia inconsistente

L’aspetto più interessante di Chiudi gli occhi – All I see is you è quello visivo: il regista Marc Forster, con la complicità della fotografia di Matthias Koenigswieser, riesce a calarci perfettamente (o quasi) nella prospettiva di Gina. Vediamo – o, meglio, NON vediamo – con i suoi occhi, anche quelli della sua (fervida) immaginazione.

L’effetto è debordante: le immagini si moltiplicano in un tripudio di corpi ansimanti quando, in apertura film, Gina fa l’amore col marito – e noi siamo nella sua mente e vediamo quel che lei vede nella sua testa (poiché ancora la vista è un lontano ricordo).

Vediamo poi i suoi flashback, o almeno gli stralci di immagini che le tornano costantemente alla memoria non appena si addormenta, poiché sono le ultime cose che ha visto prima dell’incidente: l’auto, i suoi genitori, il tunnel, lo schianto. Vediamo le luci e i colori sfuocati che riesce a percepire, quando ancora non si è operata. Viviamo con lei l’ansia di non trovare James all’uscita della toilette in discoteca, sentiamo le voci confuse delle altre persone, il rumore sempre più forte del battito del suo cuore, sempre più accelerato.

Chiudi gli occhi - cast

Chiudi gli occhi – i due protagonisti

Vediamo anche, piano piano, le immagini che lentamente si abbozzano e poi si fanno sempre più nitide, una volta fatta l’operazione. Vediamo lei che guarda suo marito, lei che si guarda per la prima volta, lei che va in giro e osserva con il gusto di un piacere ritrovato dopo troppo tempo, il mondo che la circonda, in ogni suo minimo dettaglio.

Il vedere è rimarcato in modo quasi ossessivo, in Chiudi gli occhi (che nell’originale si chiama solo All I see is you). Perché è tutta una questione di prospettiva, e di vista. Di come e cosa vede Gina, di cosa e come la vede James. Che adesso che lei è tornata a vedere, ha bisogno di controllarla, perché lei non dipende più da lui per vedere la realtà circostante, lui non è più la sua finestra, il suo filtro, il suo appoggio. I suoi occhi.

James non controlla più, come prima, la visione del mondo di Gina, e questo lo terrorizza. Allora la spia, la riprende di nascosto, osserva ripetutamente il video che ha girato a 360 gradi quando erano dentro la cabina del treno e lei lo aveva legato e bendato prima di fare l’amore. Perché ora, che può vedere, vuole dirigere e sperimentare lei, non si accontenta più di essere diretta.

Chiudi gli occhi - scene

Chiudi gli occhi – scena nel treno

Nonostante le premesse paiano più che allettanti sulla carta, la sceneggiatura, scritta dallo stesso Forster in collaborazione con Sean Conway, non riesce a essere all’altezza e si perde in una serie di inconsistenze e di mancanze vere e proprie.

Tra le tante, alcune possono apparire più banali – ad esempio, perché la coppia si trova in Thainlandia? Solo per evidenziare il senso di solitudine, di spaesamento che può avere Gina, non solo cieca, ma pure straniera in paese straniero, con una lingua non facilmente decifrabile? Qual è la loro storia, come si sono conosciuti? Perché lei e loro, evidentemente americani, vanno poi in Spagna (quale la necessità di introdurre un ulteriore paese straniero)? Perché Gina e la sorella erano con i genitori in Spagna quando è successo l’incidente? Perché la sorella è rimasta lì, a poca distanza dal luogo del fattaccio? Come ha fatto James ad inserire una telecamera di nascosto nella cabina del treno, che li riprendesse da tutte le angolature?

Chiudi gli occhi - Spagna

Chiudi gli occhi – in Spagna

E ancora, tutta una valanga di altre domande senza risposta possono nascere spontanee: era davvero necessario introdurre la figura del cognato di Gina, artista spagnolo ecclettico che dipinge di notte nudo spalmandosi il deretano di vernice rossa? Per quale motivo uno dei primi desideri di Gina, riacquistata la vista, è stato di andare con sorella e cognato nella zona “a luci rosse” di Barcellona ed entrare in un peep-show? Perché, ok, siamo tutti d’accordo a considerare la gelosia e il desiderio di controllo di James altamente disturbante, ma è pur vero che l’idea che se ne trae è che sua moglie non aspettava altro che di vedere di nuovo per darsi a pratiche trasgressive di ogni tipo e genere, flirtare con sconosciuti, osservare un’altra coppia che fa sesso davanti a una vetrata, guardare divertita il cognato mezzo nudo che fa il cascamorto con lei davanti alla sua stessa sorella, e via discorrendo (senza dire tutto, ma, fidatevi, ce n’è ancora).

Il twist nell’ultima parte del film, che trasporta in una dimensione thriller vagamente hitchcockiano (ovviamente, giusto nelle intenzioni), è altrettanto campato per l’aria, e appare completamente ingiustificato rispetto alle premesse iniziali. In più, la scoperta della manipolazione (per rimanere sul vago) scatena una reazione del tutto insensata: non c’è non solo una persona nell’intero universo che avrebbe potuto comportarsi così, ma non si capisce soprattutto a che scopo, per quale strana ragione lo faccia (Gina). La resa dei conti finale avviene da un palco, dove la donna canta una canzone che in origine doveva essere un semplice accompagnamento del pezzo scritto con la sua piccola allieva, e che diventa un messaggio diretto al marito. Cui il marito reagisce in maniera ulteriormente incongrua. In breve, un gran pasticcio.

Chiudi gli occhi - Blake LIvely

Chiudi gli occhi– Blake Lively

Bilancio finale di Chiudi gli occhi – All I see is you

La sperimentazione visuale, anche se un filo troppo accentuata, riesce a creare nella prima parte una giusta empatia tra spettatore e protagonista: riusciamo davvero a vedere con i suoi occhi. Peccato che si sia deciso nel seguito di far virare la trama in chiave voyeuristico-trasgressiva, inserendo anche – chi più ne ha, più ne metta – quel tocco in più tra il thriller e l’atto criminale vero e proprio, che ha contribuito a guastare ancora di più il già confuso insieme. Un tempo si sarebbe probabilmente detto che Chiudi gli occhi – All I see is you poteva avere il valore di un film tv, ma vista l’alta qualità dei film tv attuali no, non può affermarsi nemmeno questo, poiché il suo valore è decisamente inferiore.

One Response

Leave a Reply