Il Premio di Alessandro Gassman

In 350 sale da Mercoledì 6 Dicembre arriva il terzo film da regista di Alessandro Gassman, qui anche nelle vesti di co-autore e attore dentro una commedia malinconica, in un viaggio on the road che sarà anche formativo per tutti i personaggi che vi partecipano: Il Premio.

Il premio

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Il premio

Giovanni Passamonte (Gigi Proietti; Ma tu di che segno 6?, Indovina chi viene a Natale?) è uno scrittore dalla vita piena, tanti soldi, tante mogli, tanti figli. E sta per ricevere il Premio Nobel per la Letteratura a Stoccolma. Contrario ai viaggi in aereo, decide di partire in auto insieme al suo agente Rinaldo (Rocco Papaleo; The Place, Che vuoi che sia) e ai due figli Oreste (Alessandro Gassman; Non c’è più religione, Onda su Onda) e Lucrezia (Anna Foglietta; Il contagio, Perfetti Sconosciuti).

TRAILER DE “IL PREMIO”:

DENTRO AD UN VIAGGIO

Dopo il fortunato esordio di Razzabastarda (2012), Alessandro Gassman tenta con la sua terza opera (raccontata in anteprima al BIF&ST 2017) di volgere il racconto a delle venature più leggere e d’intraprendere ancora una volta un rapporto padre-figlio, dove stavolta diventa voluto e palese il confronto del rapporto che Alessandro aveva (o avrebbe voluto avere) con il padre Vittorio. In questo, la prova di Gigi Proietti risulta lucida e centellinata nel definire questa figura ermetica eppure romantica, confusa eppure ferma nelle proprie decisioni, errori e ideali.

Attorno ai due, completano il cast un gruppo di attori in cui è ancora una volta Rocco Papaleo a primeggiare per il non facile equilibrio che riesce perfettamente a creare dentro ad un personaggio con un’anima grottesca, combattuto tra devozione servile e anarchico amor proprio.

Il premio

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Il problema (non piccolo) con cui si scontra quest’opera terza è principalmente la sceneggiatura. Una sceneggiatura molto travagliata, condivisa dal regista con l’amico Massimiliano Bruno e Valter Lupo. Il copione si presenta come una commedia italiana classica che utilizza l’espediente narrativo (andare a ritirare un premio) per raccontare in realtà di altro.

Il problema è che il film diventa poi lentamente qualcos’altro, quasi un flusso di coscienza, sempre a metà tra pragmatismo e onirico, tanto da rendere difficile un secondo e terzo atto dove i rapporti tra i nostri s’intensificano e siamo combattuti tra il lasciarci andare a ciò cui assistiamo o ammettere che alcune azioni e conseguenze sono poco plausibili e risolte fin troppo spesso con un “volemose bene” che, alla fine delle cose, stona e non poco. La chiusa, poi, annulla tutti i tentativi di regia di evadere il cliché.

Ed è proprio qui che sta il nodo: al di là della (di certo non facile) decisione per Alessandro di raccontare abbastanza lucidamente il proprio privato emotivo ed esistenziale, sembra come se il Gassman regista tirasse la corda verso toni più neri, a volte grotteschi, mentre una volontà produttiva e di scrittura volesse al contrario mantenerlo in una superficie di comicità più classica che però non era nell’idea alla base del progetto stesso.

Il premio

Il premio

Questo porta Il Premio ad essere un prodotto a metà, che potrà facilmente confondere e che risulta ermetico nel suo insieme, con un climax che non si raggiunge mai e che lascia lo spettatore distante e non dentro ad un mondo che però le capacità di Gassman ci hanno dimostrato in passato saper ben raccontare.

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