#Venezia74: Dopo diversi cortometraggi arriva l’opera prima del regista che, con il suo West of Sunshine, decide di comporre un primo film leggero, semplice e coerente che ammicca molto al Gabriele Muccino (a metà tra La ricerca della felicità e Quello che so sull’amore), incentrandosi sul rapporto di un padre con il proprio figlio nell’arco di una giornata.
West of Sunshine
E il film di Raftopoulos, girato in Australia, va preso per quello che è: un’opera prima sincera, imprecisa e acerba che ha però dentro una materia per cui vale la pena seguire questo interessante regista di cortometraggi. A partire dalla breve durata (78 minuti), comunque dilatato in più punti, West of Sunshine vince nell’escalation di situazione che, come da manuale di sceneggiatura, porteranno le due generazioni a scontrarsi, odiarsi, amarsi e crescere in qualche modo insieme.
Il regista prova a raccontare con semplicità e schiettezza il suo racconto prendendo la strada (vincente) dell’on the road, scadendo spesso nella prevedibilità di un tema e un tipo di racconto già usurpato e ben più riuscito e trovando spesso espedienti narrativi facili e veloci o enfatizzando (troppo) fino a calcare la mano con l’accompagnamento musicale o la slow motion per assicurarsi la partecipazione emotiva di un pubblico ormai fin troppo attento a questi stimoli premeditati. Fosse uscito trent’anni fa sarebbe stato di certo più considerato ed innovativo. Ma così non è.
C’è da chiedersi che strada potrà prendere questo giovane regista da tenere comunque d’occhio per il sapore indie che trasuda la sua opera e per come gioca con i primi piani per cercare, silenziosamente, la sua posizione all’interno di un progetto che gli appartiene sicuramente a metà. Vedremo cosa gli riserverà il futuro. Per adesso una sufficienza (più sulla fiducia che sul prodotto in sé) la merita tutta.