Terminiamo oggi l’intervista ad Elio Germano fatta in occasione del BIF&ST 2014. Dopo aver parlato dei suoi esordi e del suo modo di fare l’attore e sperimentare, in quest’ultima parte l’attore parla del movimento 7607 e risponde alle domande del pubblico. A fine articolo le osservazioni di Giovanni Veronesi e Domenico Procacci, regista e produttore de L’ultima ruota del carro, di cui l’attore è protagonista.
Artisti 7607
In questo video l’attore parla di Artisti 7607, movimento nato per difendere gli artisti, soprattutto dal punto di vista economico.
Le domande del pubblico
Come spesso accade, alla fine dell’intervista, Elio Germano ha risposto alle domande del pubblico.
Un bravo attore
Qual è il metodo migliore per diventare un bravo attore. Teoria o pratica? Chi viene apprezzato di più chi ha studiato? O chi ha fatto la gavetta?
Elio Germano: A parte che non so quale sia la differenza tra teoria e pratica del mio mestiere. E poi, vengono preferiti da chi? Dal mondo del lavoro? In generale non c’è nessun tipo di regola perché, come possiamo vedere, i protagonisti di un film sono attori che vengono da mondi diversi, sono calciatori o vengono da un reality e si ritrovano a fare i protagonisti di un film. E poi ci sono persone che hanno fatto 10 anni di scuola o hanno provato tutte le scuole di cinema e non lavorano mai.
Per me la cosa più importante è divincolarsi dall’idea che ci sia qualcosa che sia meglio. La cosa fondamentale è che ognuno cerchi la propria linea, la propria strada, le proprie soddisfazioni. Non è che le soddisfazioni ti verranno da qualcuno che ti verrà a cercare, verranno da quello che vuoi fare, se fai una scuola e ti ritorna qualcosa falla! Spesso uno può diventare un grandissimo attore facendo delle esperienze di vita che non hanno niente a che vedere con il cinema, magari anche servendo ai tavoli. Questo mestiere implica una certa curiosità rispetto al mondo, una certa sensibilità rispetto all’altro da te, una voglia di metterti nei panni di qualcun altro e questo vuol dire una cosa molto più piccola ma anche più profonda di quello che una scuola può insegnarti. Anche guardare un telegiornale e metterti nei panni delle cose che succedono ad altre persone è un esercizio che non solo un attore ma qualsiasi essere umano dovrebbe e potrebbe fare perché gli venga bene qualsiasi mestiere. Un mestiere è sempre qualcosa che tu fai per darlo alla collettività, non come ci hanno insegnato qualcosa che tu impari a fare per fottere la collettività e fregarti i soldi.
Quindi la prima cosa che mi viene di suggerire è di non pensare a questo ma di pensare a come tu puoi emozionarti facendo qualcosa, trovare qualcosa che ti restituisce, imparare qualcosa che puoi donare a qualcun altro al di là di quello a cui ti porterà questo giocattolone a cui uno vuole giocare per forza. Bisogna secondo me divincolarsi da questo per fare una vita anche più sana, non solo per riuscire meglio in quello che facciamo ma anche per essere più felici. Un po’ come fanno i bambini quando recitano: i bambini sono i più grandi attori, infatti noi impariamo moltissimo dai bambini e l’incubo più grande dell’attore è recitare con i bambini perchè ti umilia (ride).
Magnifica presenza
Che ricordi ha dell’esperienza con Ferzan Ozpetek e lo rifarebbe?
Elio Germano: Ferzan è un regista che venendo dall’ambiente, conosce molto bene questo mestiere perché ha fatto l’aiuto regista per tantissimi anni, di tantissimi film che vi invito anche curiosamente ad andare a scoprire (faceva anche dei piccoli ruoli ogni tanto, come Giovanni Veronesi tra l’altro). Conoscendo molto bene il nostro ambito lavorativo quando si lavora con lui c’è uno degli ambienti lavorativi più sereni e meglio organizzati di sempre nel senso che è rispettato il lavoro di tutti, vengono coinvolte tutte quante le parti perché Ferzan conosce veramente il cinema e quindi non solo è una grossa opportunità perché fa film sempre molto particolari ma quello che si respira sul set di Ferzan è magnifico proprio perché ogni mestiere è riconosciuto, tutti sono coinvolti e dà il tempo a tutti di fare il proprio lavoro, quindi lo rifarei subito. Mi ci vorrebbe un po’ di relax sul set di Ferzan (ride).
L’errore
Una ragazza del pubblico ha sottolineato il contrasto che emergeva nel suo discorso tra le cose che nascono per errore e l’errore per cui nascono le cose. Nella vita è molto più semplice che sia la finzione a determinare l’errore, nel momento in cui si va a teatro o al cinema e ci si trova a recitare può l’errore veicolare una verità che nella realtà non viene fuori?
Elio Germano: Io lavoro moltissimo sull’errore, secondo me l’errore è una cosa fondamentale perché l’errore è una banalizzazione dell’umanità. L’umanità è sempre imperfetta è sempre in errore, sempre inadeguata per cui secondo me nell’arte in generale esce fuori. L’errore è abbandono è non preoccuparsi di dover per forza non sbagliare e quindi quando uno si abbandona alla possibilità dell’errore esce fuori qualcosa di bello, che poi spesso per un attore è quel qualcosa di cui ti vergogni, è quella parte di te che ti vergogni di aver mostrato e che poi invece la gente apprezza perché è dietro l’errore, dietro la sporcatura che esce fuori l’emotività. Se noi pensiamo alla scrittura, un romanzo scritto con una grande sapienza, con una grande penna fine non è potente come le lettere dei condannati a morte della resistenza che sono letteralmente sgrammaticate ma raccontano, proprio dietro quell’errore, la profonda umanità. E’ esattamente quello il senso della mia ricerca, scardinare alcuni tipi di meccanismi per far uscire l’errore. L’errore secondo me sia nella vita che nel cinema è quello che fa passare l’umanità, quando una persona si rompe è quando esce fuori la sua umanità, quando è goffa è un essere umano, quando si protegge e fa il bello è come tutti gli altri è un’omologazione.
L’ultima ruota del carro
Durante il BIF&ST 2014 c’è stata anche la presentazione del film di Giovanni Veronesi L’ultima ruota del carro di cui Germano è protagonista. Nel primo video Veronesi racconta come mai ha accettato il rischio di intrecciare la storia con la s minuscola di un uomo che lui conosce bene con la Storia d’Italia raccontando delle vicende con le quali il cinema ha sempre avuto delle difficoltà a mettere in scena. Nel secondo invece racconta come dall’incontro con una persona, con un punto di vista imprevisto, è riuscito a raccontare le scene recenti della nostra storia:
In questo video invece Domenico Procacci racconta com’è stata la collaborazione con Giovanni Veronesi scherzando sulla Puglia ed in particolare sulla Pizzica e sul vento
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