In una stazione sciistica sulle Alpi, Simon, un orfano di dodici anni mantiene sè stesso e sua sorella derubando i ricchi turisti del posto e vendendo la refurtiva ai coetanei.
La sorella, Louise, dovrebbe badare al piccolo fratello ma non è in grado nemmeno di badare a sè stessa. Un comune rapporto tra fratelli o c’è di più?
di Jessica Di Paolo
Sister: la storia tra “alti” e “bassi”…
“Sister” di Ursula Meier, orso d’argento all’ultimo Festival di Berlino, descrive dettagliatamente le misere condizioni di vita di Simon (Kacey Mottet Klein) e di Louise (Lèa Seydoux) in contrasto con il lusso e la ricchezza in cui vivono i villeggianti della stazione sciistica.
Non è un caso il fatto che la stazione sciistica si trovi in alto, popolata da ricchi turisti che si divertono sulla neve e che la casa dei protagonisti si trovi in basso, verso la pianura, in un grigio e povero quartiere industriale.
La funivia che sale e che scende è l’unico collegamento tra i due mondi. Simon vuole raggiungere il mondo dei ricchi, ma non per motivi di classe sociale.
Il suo obiettivo non è quello di arricchirsi perchè stanco delle condizioni disagiate in cui vive. Il motivo per cui è costretto a rubare e per cui ogni mattina va all’impianto sciistico è più sottile.
Il bambino pensa che con i soldi possa recuperare affetto dalla sorella che cerca di evitarlo “perchè non lo ha mai voluto con lei”.
Il rapporto tra i due è particolare, dolce ma allo stesso tempo crudele. Simon potrebbe giocare, divertirsi come fanno tutti i bambini della sua età ma non può farlo e non vuole farlo.
Usa il denaro come meccanismo di difesa e come via di fuga verso l’illusione di una nuova vita che forse non arriverà mai.
Le interpretazioni:
Ottima interpretazione di Lèa Seydoux, perfetta nei panni della sorella maggiore anaffettiva e irresponsabile che pensa solo al proprio benessere.
Bravo anche Kacey Mottet Klein nel ruolo del fratello piccolo, spontaneo ed espressivo al punto giusto senza mai sembrare troppo eccessivo.
Ma qual è la morale del film?
La morale di questo film ? In realtà non si può parlare di morale.
Il centro del film sembra essere il denaro, la fragilità dell’esistenza, la borghesia in ascesa e una serie di tematiche sociali che sicuramente costituiscono lo sfondo del film, ma non la parte fondamentale.
La regista dichiara che “Simon vive sempre nella paura che gli manchi qualcosae placa quest’ansia con la sua attività frenetica”.
L’intenzione della Meier quindi non è quella di far riflettere sul classico binomio ricchezza e povertà, ma di descrivere un rapporto fratello sorella fuori dal comune che si sgancia totalmente dallo stereotipo “famiglia felice”.
Sicuramente influisce molto il fattore povertà, ma non è quello il punto.
Un bel film che consiglio di andare a vedere, con tanto di colpo di scena finale.