Con Departures conosciamo il rito della deposizione secondo la tradizione giapponese

Diciamo che mentre scrivo quest’articolo sono molto, come dire “inquieta”, ma è mai possibile che un film premio Oscar come miglior film straniero e cioè Departures, e, se vogliamo ingnorare questo aspetto, diciamo un film che ha ricevuto tantissimi commenti e critiche positive, sia quasi o totalmente ignorato dai cinema italiani?

Non conosco molto bene la distribuzione di questo film, so solo che nella mia città, Ascoli Piceno, il film non s’è visto o se si è stato per pochissimo tempo tanto che non credo molti e nench’io per la verità siano riusciti a vederlo. Non so quale sia il motivo, forse non lo considerano un “buon prodotto commerciale”, tratta un argomento non molto allegro, non lo so, sto immaginando, sicuramente credono di non guadagnarci abbastanza.

locandina ufficiale del film

locandina ufficiale del film

Di che tratta il film?

Lo so inizio subito con una polemica e non è molto bello nè piacevole ma non posso farne a meno, se non altro si capisce subito che il tema trattato da questo film non è molto spensierato, e cioè la morte. Da quanto ho letto però non è assolutamente un film triste, perchè qui si parla soprattutto dell’arte della deposizione, ossia la cura del nokanshi, una vera e propria tradizione giapponese, che oggi non si pratica più nella maggior parte dei casi, ad eccezione di qualche paesino di campagna come quello di Yamagata.

Il film parla di un giovane promettente musicista, in particolare un violoncellista, che, dopo aver perso il lavoro per lo scioglimento dell’orchestra in cui suona, decide di ritornare nel suo paese d’origine insieme alla moglie. Qui inizia a cercare un nuovo lavoro e, rapito dalla parola departures, ossia partenze, risponde ad un annuncio pensando si tratti di occuparsi di viaggi.

In realtà scoprirà che i viaggi di cui si parla negli annunci sono quelli verso l’aldilà ed il lavoro richiesto è proprio quello di “preparare” il defunto per accompagnarlo verso il suo ultimo viaggio; abbandonata quindi completamente la vita che svolgeva con il tempo scoprirà una vera passione per questo lavoro, non accettato nemmeno dalla moglie in un primo momento e riceverà anche molto dalla nuova attività.

Trovo che questo film, che tra le altre cose deve essere molto poetico, sia un modo diverso per affrontare il tema della morte, secondo anche una cultura profondamente diversa dalla nostra come quella orientale, il tutto non può che risultare molto interessante, quindi buona visione a chi ha la fortuna di trovarlo nelle sale cinematografiche della propria città.

2 Comments

  1. antonella molinaro

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